di Maurizio Di Gregorio
A furia di regolamentare gli alimenti biologici, tra regole e deroghe, potremmo presto arrivare al paradosso di mangiare un alimento definito biologico e in regola con le normative ma in realtà contaminato da pesticidi e OGM:. come è possibile arrivare a tanto? Pochi giorni fa il Parlamento Europeo ha approvato la nuova regolamentazione europea del prodotto biologico. Essa arriva dopo quattro anni di negoziati a livello europeo.
Come riassunto da
Laura Canestri per il Sole24Ore:
1) Il regolamento prevede controlli annuali antifrode per tutti gli operatori della filiera del bio (non solo gli agricoltori), con ispezioni ogni 2 anni per chi risulta in regola per tre anni di fila.
2) I produttori con aziende di piccole dimensioni potranno aggregarsi e ottenere una certificazione bio di gruppo, riducendo i costi.
3) Potranno continuare a essere usate sementi convenzionali, ma sarà creato un database europeo per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di quelli bio.
4) Le deroghe che permettono l'utilizzo di semi convenzionali nella produzione biologica saranno eliminati entro il 2035.
5) Le aziende agricole che producono sia prodotti convenzionali che biologici continueranno a essere autorizzate, mentre sulle importazioni viene sancito il principio che prodotti bio provenienti da paesi terzi debbano rispettare gli standard europei e non, semplicemente, standard equivalenti.
6) Tuttavia, non mancano deroghe ed eccezioni. Il rispetto di standard equivalente (ma non uguali) a quelli europei continuerà a valere, ad esempio, per gli accordi commerciali bilaterali.
7) I
prodotti che accidentalmente vengono contaminati da pesticidi non autorizzati nel settore biologico potranno continuare ad avere la certificazione.
8) I paesi che, come l’Italia, applicano soglie massime per le sostanze non autorizzate nei cibi biologici, come pesticidi, potranno continuare a farlo, ma non impedire la commercializzazione nel proprio mercato di prodotti di altri Paesi europei che si comportano diversamente.
Quest’ultimi due aspetti hanno spinto tutti gli europarlamentari italiani a votare contro, confermando l'orientamento già espresso in Commissione agricoltura:
Il punto cruciale negativo è aver eliminato completamente le soglie per i residui di fitofarmaci. Che differenza c’è allora con l’agricoltura convenzionale? L'accordo finale rappresenta un compromesso al ribasso. Scontenta anche Coldiretti: Il
nuovo regolamento, consentendo agli Stati di mantenere in vigore soglie meno restrittive per i residui di fitofarmaci reca un grave danno di immagine per il settore del bio soprattutto nei Paesi, come l’Italia, che ha standard molto elevati ".
Un primo commento che possiamo fare alla vicenda è che prosegue imperterrita nella nostra società contemporanea la diffusione di
procedure di falsificazione: ogni cosa vien presto sostituita gradualmente ma inesorabilmente con un suo simile, la copia riflette solo in parte l’originale salvandone alcuni aspetti ma modificandone taluni altri, in seguito la copia della copia manterrà ben poco o nulla dell’originale pur essendosi inpossessato del suo nome. In ogni caso la Truffa è servita su un bel piatto ammiccante.
Un processo di spoliazione progressiva dell’autenticità e dell’identità:
Via via che la falsificazione stende il suo lugubre velo sul mondo i complici di un delitto diventano addetti, il mercenariato è un lavoro, il terrore dello stato si chiama sicurezza, l’imposizione diventa libertà, la manipolazione viene detta democrazia e la guerra è chiamata pace.
Non chiamare le cose con il loro nome inibisce progressivamente la capacità di dare un nome alle cose e quindi di parteciparvi veramente. Il potere del linguaggio cela un linguaggio del potere, quello attuale cela il suo fine: la falsificazione della esperienza della vita.
Ecco a voi allora
il Bio Garantito Europeo che potrà essere stato “accidentalmente” contaminato da pesticidi non autorizzati. Bypassata la normativa italiana assai più rigorosa, i produttori italiani biologici dovranno affrontare sul mercato la concorrenza sleale di prodotti certificati biologici che biologici per la pratica bio italiana non sono. Mentre i consumatori, più o meno ignari della cosa, magari li premieranno perché forse addirittura più economici di quelli italiani.
Non era questa l’intenzione di coloro che inventarono e furono pionieri dell’Alimentazione e della Agricoltura Biologica in nome di un ripudio totale alla chimica di sintesi che interveniva sulle dinamiche di crescita delle piante, dopandole e devitalizzandole (con perdita di principi nutritivi) e aggravando i cibi di contaminanti nocivi, dannosi e in molti casi cancerogeni. Una cancerogenità che coinvolgeva anche i lavoratori agricoli maggiormente esposti alla irrorazione di sostanza di sintesi nelle lavorazioni agricole (diserbanti, pesticidi e concimi chimici).
All’origine del Movimento Biologico vi è l’intenzione di recuperare le tecniche antiche che avevano permesso sino a pochi decenni prima un ottima e genuina produzione alimentare, con procedure e tecniche affinantesi nei millenni e conservate ancestralmente da ogni popolo e cultura prima dell’avvento dell’agricoltura industriale.
E ad esse si univano però anche ricerche d’avanguardia, che pur facendo uso delle più moderne conoscenze agrarie e tecnologiche, cercavano di ottenere in agricoltura modalità di intervento non inquinanti e non invasive sui cicli naturali di riproduzione e crescita delle piante alimentari.
L’insieme di questi due approcci ha portato, già decenni orsono, alla attuale agricoltura biologica (Organic) e in essa ha sempre brillato la produzione italiana, già aiutata dalla nostra tradizione agricola da sempre congeniale per l’agricoltura naturale.
Però questo accadeva già alcune decine di anni fa, poi sono arrivati sempre nuovi prodotti chimici e gli Ogm, mentre il suolo, l’aria e l’acqua si inquinavano progressivamente anche nelle nostre campagne europee ed italiane.
Quindi da una parte sono state introdotte legislazioni ambientali con effetti lenitivi ma non guaritivi sull’inquinamento complessivo, e man mano che la situazione si deteriorava si è giunti a situazioni di compromesso prima impensabile, del tipo
- se l’aria che respiriamo è troppo inquinata alziamo il livello di polveri sottili consentite ed eviteremo il blocco delle attività circolanti,
- se l’acqua delle nostre falde acquifere è troppo contaminata eleviamo la soglia di tollerabilità degli agenti inquinanti e così via in un compromesso continuo e progressivo che ha spesso reso la politica ambientale stessa di natura compromissoria in se stessa.
- e via dicendo, con la nostra vita sin troppo piena di malattie di ogni tipo.
Anche nel Bio vi erano, come problematicità, le lacune nel sistema di certificazione che non assicurava un controllo effettivo della naturalezza e genunità del prodotto Bio, - problematica dalla quale avevamo dato titolo al nostro
Dossier FioriGialli con il gioco di parole
BioNonBio e
denunciato già molti anni fa i rischi a cui la diffusione non coscienziosa del biologico andava incontro.
Dopo anni di lavoro serrato in Italia eravamo giunti ad una normativa sul biologico per certi versi esemplare, in cui restava a carico degli agricoltori l’onerosità della certificazione biologica e non si riconoscevamo inoltre sufficienti diritti alle piccole produzioni ma nel suo complesso la qualità del prodotto biologico era garantita.
Di contro la corruzione di enti certificatori, le lacune del sistema certificatorio stesso e gli interessi di bottega di vari operatori medi e grandi che avevano di fatto reso possibile, accanto al
Bio Genuino la messa in circolazione di
Bio Fasullo – in tutto o in parte – contribuendo a generare quella ampia sfiducia nei confronti del Bio ancora oggi troppo diffusa ed ostacolo stesso al suo sviluppo.
Già la formazione del circuito
Genuino e Clandestino (prodotti autenticamente bio ma volutamente non certificati, in contestazione al sistema normativo sia truffaldino che vessatorio
) aveva fatto emergere paradossalmente il problema di una inadeguatezza normativa.
Ora con questo nuovo regolamento dell’Unione Europea sul Biologico, ispirato ad un compromesso al ribasso della autenticità del prodotto Bio, il cerchio si chiude introducendo la possibilità che il consumatore paghi a caro prezzo un prodotto Bio solo per modo di dire, pur certificato e in regola ma sostanzialmente falsificabile o già falsificato.
E, abbiamo appena saputo, questo nuovo regolamento europeo è passato con il voto favorevole dei Verdi Europei ! Che siano entrati anche loro nella più generale
Procedura di Falsificazione? (come le sinistre e le destre?)
A parte le normative, avevamo già notato l’affermarsi e l’espandersi di un mercato del Bio di natura radical-chic: un Biologico come moda e verso dei ceti più abbienti, un accompagnamento ai nuovi trend dietetici e salutistici, il Biologico come opzione di benessere un semplice lifestyle all’interno di una società ed una economia ancora fondamentalmente malate e dannose agli umani e alle specie viventi.
Quello che si sta verificando, e non riguarda solo il Biologico, è che gradualmente non riusciamo più ad identificare con chiarezza cosa si deve e non si deve fare, ciò che è accettabile e ciò che non lo è, quello che ha un valore, una integrità, una autenticità genuina e quello che invece è stato semanticamente e sostanzialmente modificato nell’incontrario e falsificato. Dunque che si arrivi all’impossibilità del Vero, del Bello e del Buono.
Ricordo una decina di anni fa una accorata lettera aperta di
Gino Girolomoni, uno dei grandi padri del biologico italiano a quel che restava dei Verdi Italiani a cui chiedeva e si aspettava che si facessero propugnatori dell’alimentazione e dell’agricoltura biologica. Costoro invece erano già mentecatti al rimorchio di qualsiasi compromesso o sotterfugio permettesse loro di recuperare qualche posto di parlamentare o qualche ruolo di sottogoverno in barba ad ogni dirittura e coerenza politica possibile e lo ignorarono.
Di quei Verdi fasulli all’italiana sarebbe rimasto quindi ben poco, come accertato in tutte le elezioni seguenti ed ogni reale sensibilità e coscienza ecologista sarebbe stata poi veicolata dal M5Stelle o espressa nell’astensione.
Il problema urgente e grave, amici, è che il disastro ecologico procede con largo anticipo sulla diffusione e sull’adozione di una coscienza e pratica ecologista:
da qui a poco intanto non saremo più in grado di distinguere cosa è naturale e cosa non lo è.
Ho letto alcuni giorni fa la portentosa posizione espressa da
Jessica Martucci e
Anne Barnhill che sulla rivista
Pediatrics giudicano l’allattamento al seno
eticamente inappropriato perché impone ruoli di genere, descrivendolo come naturale: leggiamo che “
associare la natura alla maternità può favorire argomentazioni biologicamente deterministe sul ruolo degli uomini e delle donne nella famiglia (
che potrebbe portare a pensare che debbano essere le donne a prendersi principalmente cura dei bambini).
E aggiungono “
che esaltare l’allattamento al seno come naturale implicherebbe che i prodotti fabbricati o in serie siano discutibili o pericolosi con la possibilità che poi lo stesso atteggiamento sia conservato da queste madri nei confronti dei vaccini!”
Di questi tempi leggiamo amenità di questo genere una dopo l’altra. Ricoprire statue nude perché sessiste, carne artificiale riprodotta in laboratorio, insetti come cibo, plastiche dappertutto estinzione delle api, impollinatori meccanici, uteri in affitto, traffico di organi, aborto anche dopo la nascita, tratta di bambini, bombardamenti di pace e via dicendo.
Ecco un interessante caso di congiunzione tra una ideologia femminista gender, le manovre del capitalismo multinazionale di Big Pharma per vaccinare tutta la popolazione e la corrente definita Transumanesimo.
Come si evince non solo il Bio può essere reso fasullo ma anche molti diritti sia stabiliti che propugnati possono esser falsificati, precarizzati o vanificati, democrazia stessa compresa che si trasforma invece in dittatura di orwelliana predizione.
Niente male negli stessi giorni in cui è stato ottenuto nei laboratori un embrione artificiale al 100% di topo, senza alcuna fecondazione
. Ecco, penso che siamo giunti al limite, in tutti i sensi.
Penso che dovremmo essere in grado di affermare che tutto questo non appartiene ad alcun progresso ne economico, ne tecnologico ne scientifico, tantomeno civile e morale ma al contrario costituisce l’espressione di una decadenza culturale e di un inquinamento materiale che generano poi virus sociali e culturali.
Ed è difficile opporsi efficacemente ogni volta su mille fronti diversi, dal glifosato, all’Ogm, le polveri sottili e via dicendo, vi sono mille e mille attacchi su tanti fronti,
Non è invece preferibile o necessario reagire attaccando in nome di una coscienza ecologica integrale?
E tornando al tema centrale dell’articolo, Il Biologico nell’alimentazione e in Agricoltura non sono
Brand di mercato acquisibili o manipolabili a seconda delle convenienze ma costituiscono un Diritto di tipo naturale e nell’agricoltura e nell’alimentazione.
Il Biologico come semplice Lifestyle, sia pur nella sua seduzione e lucentezza, contiene già al suo interno la trappola mistificatoria dell’opzionale
anziché dell’obbligatorio, come lo è per ogni diritto ed ogni dovere.
Perché proprio di questo si tratta: alimentarsi secondo natura e coltivare senza inquinare rappresentano infatti non un utopia degli anni ‘60 imprigionata nel ghetto delle mode culturali ma uno dei diritti e doveri, fondamentali e primari di una comunità umana, ancor prima di altri come la libertà di parola e di pensiero ed altri diritti dell’individuo.
Alla Luce di questa Coscienza
Il Biologico non è una variante più o meno benefica di mercato, ma uno dei pilastri della realizzazione di una cultura umana basata sui valori eterni del bello del buono e del vero. E quindi esso è al contempo sia un diritto che un dovere obbligatorio: ogni essere umano ha diritto di mangiare secondo natura ciò che la natura in piena e libera espressione produce ed ogni coltivatore ha il dovere di conformarsi a ciò.
Il Biologico come Diritto e come Dovere si impongono allora alla coscienza morale più che auspicabili, come Obbligatori. E quel che ne resta fuori, quello che è innaturale, artificioso, sintetico, adulterato, dannoso e venefico, il
NonBio si contrassegna come negativo, violento, illegale e delinquenziale.
Sembra utopico vero? Sembra impossibile da realizzarsi? Se interrompiamo la nostra disponibilità a sopportare, uno dopo l’altro, tutti gli svariati guasti e degenerazioni che si presentano alla nostra vita quotidiana e rivendichiamo, innanzitutto nell’ambito della nostra interiorità il diritto irrinunciabile all’integro, all’autentico e al bene, effettuiamo il primo di un cammino di molti passi che ci porteranno a questo.
Un assunzione di coscienza che porta ad una rivoluzione delle cose.
La coscienza ecologica non può e non deve convivere con l’inquinamento generalizzato. La scelta non è più tra Bio e non-Bio o tra Vero Bio e Falso Bio, ma è il discernimento storico e morale tra l’attuale falsificante e desolante stato di cose e uno Stop definitivo di esso.
Allora
STOPNONBIO. Il Biologico deve divenire un diritto acquisito ed un dovere messo in pratica. L’alimentazione e l’agricoltura industriale e chimica dovranno essere gradualmente e poi definitivamente vietati.
E l’Italia potrà forse essere un giorno
la prima nazione bio al mondo.
Maurizio Di Gregorio
Nemi, 03-05-2018
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