BIOLOGICO ALL'ATRAZINA ED IL GUAIO DEI CONTRIBUTI
di Antonio Felice
"Naturalmente con te. Da oltre 25 anni leader nel biologico." Questo si legge nel sito di un'azienda di Casaleone, provincia di Verona, specializzata nella produzione di cereali e piselli. Nel sito della Bozzola SpA compaiono i marchi di certificatori come Biosuisse, Bios, Usda Nop, Certiquality sotto un altro slogan: "Qualità certificata". Un magazzino di quest'azienda è stato controllato dai carabinieri del NAS di Padova che venerdì 28 agosto hanno fatto sapere ai giornali di aver scoperto, proprio lì, oltre 10 tonnellate di prodotti fitosanitari a base di atrazina, in particolare un erbicida importato dalla Spagna, e 820 litri di altri prodotti fitosanitari classificati come nocivi e non dichiarati nei registri previsti dalla legge.
L'atrazina è vietata in Italia dal 1992 perchè provoca danni ambientali e alla salute umana gravi e certi, questi sì certificati. Sono molte le domande che il caso pone. Banali persino. Può darsi che la Bozzola SpA riesca a dimostrare che quei prodotti fossero lì per caso, sbarcati magari da un UFO di marziani. Tutto è possibile. Però è probabile che questo caso induca a una riflessione seria su cosa è importante e cosa meno per il settore biologico. Se è più importante conquistare un ettaro o cento ettari in più, un'azienda o cento aziende in più (imbarcando cani e porci), raggiungere fatturati stellari, allargare le quote di mercato o se per caso non sia più importante la coerenza e la credibilità, di aziende, di prodotti e di certificatori veri o presunti.
Non ci va di sollevare la questione morale. Giochetti del genere vanno troppo di moda in questa Italia caotica come non mai. E sono stucchevoli. Se c'è una questione morale nel biologico, la lasciamo ad altri. Il caso dell'azienda veronese "biologica" con tonnellate di sostanze all'atrazina in magazzino, che abbiamo commentato una settimana fa, provocando reazioni più preoccupate che scandalizzate, richiede semmai una ripresa "tecnica" per capire come mai certe cose possano accadere. Chi glielo fa fare, ad un'azienda agricola libera di scegliere tra biologico e convenzionale, di passare al biologico con una pura operazione di facciata, però con tanto di certificazione? La risposta - scusate, possiamo sembrare pedanti, ma il giornalismo è chiarezza fin dove possibile - sta in queste frasi pubblicate in un editoriale dell'Informatore Agrario la settimana scorsa a firma di un commentatore autorevole e neutro come Gabriele Canali: "Vi sono produttori che si sono dedicati al biologico solo per ottenere i contributi previsti prima dal vecchio regolamento 2078/1992 e poi, fino ai nostri giorni, dalle diverse versioni dei Piani di sviluppo rurale regionali. Non di rado si tratta di un biologico 'sulla carta' nel senso che il fine di questa attività è semplicemente il contributo e non la produzione di prodotti di qualità per il mercato".
E Canali aggiunge: "A ben guardare, anche se molti spesso se ne dimenticano, gran parte delle superfici italiane destinate a produzioni bio sono facilmente collocabili in questo contesto...". Abbiamo citato un esperto che i problemi li conosce e che sa indicare la strada: la conquista di mercati ancora affamati "di buoni prodotti bio che l'Italia potrebbe (e dovrebbe) offrire". Con questi presupposti, la competizione tra Italia e Spagna sul piano delle superfici dedicate all'agricoltura biologica non solo passa in secondo piano ma può essere letta nella maniera più appropriata.
La Spagna ha superato l'Italia con un milione 300 mila ettari contro un milione 150 mila ettari. Ma anche la Spagna cerca di conquistare finanziamenti costi quello che costi, proprio come fanno gli italiani. La questione è quali parametri contano. E lo possiamo dire: il parametro che conta è rispondere alle richieste dei consumatori di tutto il mondo con un biologico il più possibile fedele a se stesso.
Qui sta il senso di tutto e anche la chiave del successo commerciale. Alcuni esponenti del biologico italiano, tuttavia, hanno considerato con preoccupazione i dati sulle superfici. Ci sembra, sinceramente, che dovrebbero preoccuparsi di altro.
Ci sono delle indagini in corso. Il caso della Bozzola di Casaleone (Verona), l'azienda che aveva in magazzino sostanze a base di atrazina per 20 tonnellate e altri liquidi tossici, e che nello stesso tempo esibiva sul suo sito internet certificazioni biologiche, non sarebbe isolato. Il biologico "di facciata" pare fosse un business remunerativo per alcune altre aziende italiane produttrici di mais, grano, orzo, soia nelle province di Verona, Padova, Varese, Pesaro, dove le indagini si stanno concentrando: cereali e semi oleose spacciati per biologici - e putroppo certificati, a quanto pare, come tali - erano prodotti con forte utilizzo di prodotti chimici, persino vietati come l'atrazina.
Una parte della produzione sarebbe stata destinata all'estero, verso altri Paesi europei. La frode è evidente. Il danno d'immagine per l'intero settore sarebbe molto grave se le indagini dovessero portare ai risultati attesi. Si sa per certo che le aziende "nel mirino", non appena emerso il caso Bozzola, sono corse immediatamente ai ripari: i contenitori "vietati" sono subito spariti; i controlli, nei loro confronti, sono dunque più sofisticati. Possono avvenire sul prodotto, in campagna, nei libri contabili, negli altri registri aziendali. Al SANA di Bologna l'argomento è emerso sottovoce in alcuni colloqui. Circolavano anche dei foglietti con tanto di nomi delle aziende destinatarie dei controlli.
Ci fermiamo. Speriamo si faccia chiarezza. Perché qui non si tratta di percentuali infinitesimali di residui - e dell'accademia che qualcuno, anche in buona fede, ci ha fatto attorno - ma di botte chimiche pesanti, venefiche, vietate anche nell'agricoltura convenzionale. Dietro ai conseguenti profitti truffaldini di questa attività c'è purtroppo anche la complicità di qualche certificatore poco accurato. E altre complicità. Perché certe truffe, sicuramente in piedi da alcuni anni, non si organizzano da soli.
La concorrenza sleale nei confronti delle aziende serie e corrette è evidente.
Anche per questo il settore, che è in larghissima misura fatto da imprenditori non solo onesti ma terribilmente appassionati del loro mestiere, come lo stesso SANA ha fatto emergere nei giorni scorsi, non deve avere paura di pretendere pulizia e di fare chiarezza.
( Fonte: greenplanet.net)
"Non ho parole...io che credo fortemente nella crescita del naturale mi scontro abbastanza spesso in questi casi...anche nei piccoli coltivatori ....non voglio dire niente solo che esistono per fortuna ancora delle persone giuste ma quali?Per noi consumatori è sempre più di fficile
un abbraccio a tutte le persone sincere con il corpo,con la mente e con le braccia
Si dovrebbe controllare tutto quello che arriva dalla Romania come Bio.
Bio solo sulla carta
Demenziale e pericoloso specialmente per chi come me che ha portato figli e nipoti a sceglier il biologico . Spero molto che tutto si concluda con un nulla di fatto ma le premesse non sono rosee. Controlli pubblici e certificatori pubblici che rispondano in caso di truffe varie.Contributi che dovrebbero essere tarati nel tempo, con gradualità in maniera da premiare coloro che veramente investono nel biologico possono essere i primi passi per evitare "speculazioni" sul biologico
Business is business, si sa.
Credo però che finchè la nostra sensibilità ed il nostro disgusto si esprimeranno soltanto attraverso il web, non si otterranno molti risultati.
Non so se sbaglio, ma credo che ora più che mai la gente debba partecipare attivamente per manifestare i propri diritti e doveri.
Chi decide per noi in qualsiasi campo deve iniziare a sentirci, vederci. Forse solo in questo modo, non saremo soltanto "consumatori", ma "produttori" di comportamenti un pò più etici ed onesti.
Io al biologico non ci ho mai creduto e questa è una prova che non c\'è nessuna differenza fra bio e no.
Queste aziende dovrebbero essere chiuse e i dirigenti processati, se non ci fosse la sicurezza dell\'impunità, non ci sarebbero gli imbrogli-
Ma evidentemente gli interessi in gioco sono tanti e le autorità deputate a difendere il consumatore hanno altro da fare...
LE AZIENDE BIOLOGICHE SONO ISPEZIONATE OGNI ANNO,
PERCIò NON DITE LA VERITà, LE AZIENDE NIOOGICHE NON USANO CONCIMI, DISERBANTI, IN QUANTO SANNO CHE NON LI POSSONO USARE,....
VOI SIETE BUGIARDI, DEI FALSI, .. IL BIOLOGICO NON L OVOGLIONO PERCHè FA DANNO ALLE AZIENDE CHE VENDONO CONCIME, DISERBANTI, MEDICINALI PER L'AGRICOLTURA...
IO NON CREDO QUANTO AVETE CONFERMATO QUì.
IN QUANTO LE AZIENDE AGRICOLE BIOLOGICHE SANNO CHE NON POSSONO USARE PRODOTTI FISOSANITARI, IN QUANTO VENGONO SCOPERTI, COSì DOVRANNO RESTITUIRE TUTTA LA SOMMA INCASSATA.
.....
CIAO
TU NON HAI MAI CREDUTO AL BIOLOGICO PERCHE SEI IGNORANTE
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