di F. E. Schumacher
La questione del corretto uso della terra potrebbe sembrare, a tutta prima, un argomento piuttosto tecnico, ma più ci rifletto e più mi rendo conto che non lo è. Si tratta, infatti, di un argomento molto filosofico e non facciamo altro che ingannarci se pensiamo che richieda una speciale inventiva di tipo tecnico per affrontare i problemi inerenti all'uso del suolo.
Esistono sempre cose che facciamo perché ci danno piacere ed altre che facciamo per altri scopi. Uno dei compiti più importanti per qualsiasi società sta nel distinguere tra mezzi e fini e nell'avere una sorta di prospettiva condivisa ed una sorta di accordo che la regoli. Quali sono le cose che facciamo per piacere e quelle che facciamo per altri scopi?
Ora, tutto ciò che facciamo per il piacere di farlo non si presta ad essere calcolato. Ad esempio, la maggior parte di noi cerca di tenersi ragionevolmente pulita. Non è possibile calcolare il valore di questo perché non si può certo applicare un calcolo economico. Anzi, lavarsi è totalmente anti-economico. Nessuno ha mai guadagnato qualcosa per il semplice fatto di lavarsi. Molte sono le attività, se ci si pensa, che sono totalmente anti-economiche perché svolte solo per il piacere che danno. Quindi, il primo punto da tenere a mente è che i fini, distinti dai mezzi, non sono cose che si possono calcolare economicamente. Non sono economici ma, se volete, meta-economici. Proprio come possiamo avere la fisica e la metafisica, possiamo avere l'economia e la meta-economia. Quali sono i grandi fattori meta-economici? Credo che potremmo fare riferimento ai quattro elementi di cui parlavano gli antichi e cioè aria, acqua, terra e fuoco. Questi sono fattori meta-economici. Non li abbiamo creati noi, ma dipendiamo da ciascuno di questi elementi di base. Vale la pena prendersene cura, non come mezzi per un fine, ma come fini in se stessi. Oggi non ci chiediamo se sia economico cercare di avere aria pulita. Anzi, diciamo che per se stessa è una buona cosa. Potremmo ribattere che se trascuriamo questo fatto potremmo soffrirne le conseguenze, ma tuttavia non è un argomento di tipo economico. Vogliamo l'aria pulita perché è un valore in se stesso. Lo stesso si può dire dell'acqua; lo stesso, sto cercando di dire ai miei contemporanei, si può applicare alle risorse energetiche di base, all'elemento del fuoco. E oggi parliamo della terra, l'elemento terra. Dovrei dire che la terra presenta un problema di meta-economia e tuttavia non c'è comunanza di opinioni su questo punto nella società moderna.
Oggi la gente crede che l'aria pulita e l'acqua non contaminata sono obiettivi nobili, ma la terra deve essere considerata come un fine in se stesso, per cui vale la pena preoccuparsi? Ho paura che siamo ancora lontani da tutto ciò. Naturalmente la situazione può cambiare, basti pensare a circa 100 anni fa quando molte persone erano ancora incapaci di pensare al quinto elemento come un fine in se stesso, che è naturalmente l'essere umano, l'uomo stesso. Circolavano teorie, che ancora conducono un'esistenza spettrale e sgradevole, secondo le quali l'uomo era soltanto un fenomeno economico. Il suo reddito, ad esempio, avrebbe dovuto essere calcolato dalle forze del mercato. Che abbia la possibilità o meno di lavorare dovrebbe essere stabilito dalla più o meno facilità di gestione dell'intera economia a questo o quel livello di occupazione. Tutto ciò era considerato essere assolutamente giusto, aveva senso scientifico. Ma sono contento di dire che in un certo senso ci siamo allontanati da questa teoria. Nell'economia moderna l'uomo non è generalmente ritenuto come un mezzo per un fine ma come fine in se stesso. Sappiamo cosa accade quando la gente inizia a confondere i mezzi con i fini. Chi continua a guadagnare denaro dimenticando che questo è solo un mezzo per un fine va incontro al ridicolo e al disprezzo come un avaro, come una persona dal carattere sgradevole. Tuttavia, in tutte le società moderne è possibile trovare ogni tipo di straordinario tentativo di ridurre ciò che riconosciamo essere un valore finale ad un calcolo economico. La gente si chiede: "L'istruzione paga?", come se scopo dell'istruzione fosse un qualche tipo di ritorno economico, come se l'istruzione non fosse un valore in se stessa. Altri chiedono se il crimine paga, ed è una domanda legittima. Ma se chiedono: "La bontà paga? Ne vale la pena? È un buon affare comportarsi correttamente?", ci rendiamo immediatamente conto, anche se forse non riusciamo a trovare un argomento contro, che è una domanda illegittima, senza valore. Voglio dire che se uno commette l'errore di confondere ciò che è un fine in se stesso e lo tratta come mezzo, allora il risultato sarà una degradazione della vita. E viceversa, se il mezzo viene elevato a fine, la degradazione riguarderà l'uomo stesso. Come l'esempio dell'avaro.
Quindi, ora arriviamo alla nostra domanda: possiamo dire, crediamo veramente, che una campagna bella e in salute è un fine in se stesso? Nel momento in cui diciamo di sì, non c'è più bisogno di discutere se sia economico o antieconomico, proprio come non c'è bisogno di discutere se tenere ragionevolmente pulito sia economico o antieconomico. Diciamo che la pulizia è un fine in se stesso e tutte le persone con un minimo di amor proprio concorderebbero con questa affermazione. Questo è il motivo per il quale sostengo che il problema dell'uso della terra non è solo una questione tecnica o economica.
Il problema è reso confuso, inoltre, dal fatto che è possibile vendere e acquistare terra come se fosse semplicemente una cosa creata dall'uomo. Fortunatamente non possiamo comprare e vendere aria e ciò aiuta a far capire alle persone che l'aria pulita è un fine in se stesso. Ma proprio per il fatto che uno può acquistare e vendere terra si è portati a pensare che questa sia equivalente ad un paio di calze di nylon o ad un bicchiere di birra, o a qualsiasi altro prodotto secondario, qualcosa che si può comprare e vendere. Se ciò fosse vero non ci sarebbe nulla di cui discutere, perché se non ci fosse nient'altro oltre a questo, allora il calcolo economico dovrebbe assolutamente prenderne pieno controllo.
Perdiamo solo tempo se pensiamo che questa è una cosa che richiede una prova scientifica. Nessuno può dimostrare che è giusto amare qualcun altro, od occuparsi di qualcosa o avere rispetto di tutto. Nessuno può dimostrare che è giusto pensare al futuro. Se qualcuno mi dice: "Non devi sfruttare i tuoi consimili" o "Non devi uccidere", posso sempre rispondere "Perché no?". Non c'è una logica conclusione a tutto ciò. Sappiamo intuitivamente che ci sono valori su cui non è necessario discutere, come ad esempio il fatto di non sfruttare o uccidere i nostri consimili. Allo stesso modo, accettiamo o non accettiamo il fatto che la terra, il suo uso, la sua cura, la sua salute e il suo futuro rappresentano uno di questi valori?
Se ho un'automobile, posso affermare in modo relativamente legittimo che il suo miglior utilizzo consiste nel non preoccuparsi mai della sua manutenzione e quindi nel portarla direttamente alla rovina. Potrei aver ben calcolato che questo è il metodo migliore e più economico di usare un'auto. Se il calcolo è corretto, nessuno può criticarmi per questo: non c'è nulla di sacro in un'automobile. Un'auto è semplicemente un mezzo per un fine, e se questo fine viene raggiunto non curandosi della sua manutenzione ma piuttosto portandola direttamente alla rovina, allora va bene. La terra è la stessa cosa di un'automobile, o è una cosa diversa? Questa è la domanda principale. Analogamente, lo stesso discorso può essere fatto per le creature che vivono sulla terra, gli animali superiori? Equivalgono ad un'automobile, sono semplici strumenti? O devono essere guardati come qualcosa che ha un valore in se stesso? Anche stavolta si tratta di una domanda molto diretta. Gli zoologi e i biologi moderni possono raccontarci le storie più affascinanti relative a questi animali che rendono evidente anche a chi non può vederlo con i propri occhi che ogni animale è un mistero che va oltre la nostra comprensione. Con tutto l'arsenale della scienza, sono in grado di mostrarci come tra gli animali superiori la maggior parte degli organi interni siano molto simili. Ma da un punto di vista esterno, le differenze sono mozzafiato, palchi di corna, corni e molti altri magnifici segni che vanno oltre il mero calcolo utilitaristico. Lì dove l'utilità è la questione decisiva, lo zoologo ci dice che tutti gli organi sono molto simili. Ma quando entra in gioco un altro fattore, qualsiasi esso sia, il simbolismo, l'allusione verso qualcosa di più alto della vita monotona, allora incontriamo un vasto insieme di capacità e bellezza. Bene, siamo disposti ad accettare questo fatto e dire che questi sono valori per se stessi, oppure diremo che un animale è proprio come un'automobile?
So che alcuni ritengono che un'automobile sia molto più bella di un toro. Ma non è assolutamente utile discutere di questo, o la vedi così o no! Forse è più una questione di fede più che di tutto il resto e non è certamente una questione di logica.
Nel passato, ovviamente, le cose erano diverse. Ci fu insegnato a dar valore alle cose che non avevamo creato noi stessi, perché le fece Dio e le trovò "molto buone". Ma oggi viviamo in una società non religiosa, per non dire anti-religiosa, ed una discussione che coinvolga Dio non sortisce alcun effetto. Siamo pertanto portati verso un argomento completamento diverso, e cioè, la minaccia, "Guarda qui, se non ti comporti bene te ne pentirai". Se non preserviamo la terra e gli animali, subiremo una specie di vendetta. Ma questi sono processi lenti e la gente dice, "Oh beh, io sopravvivrò, perché dovrei curarmi dei posteri? Cosa hanno fatto loro per me?" E quindi eccoci qui. È impossibile continuare a discutere. Perché la verde e piacevole campagna inglese dovrebbe rimanere verde e piacevole? Se riesco ad avere un piccolo angolo tutto per me, io mi accontento di questo. Perché dovremmo preoccuparci della magnificenza e della bellezza degli animali se costa solo denaro? Perché dovremmo incontrarci e preoccuparci di alcune pratiche che sterminano e faranno scomparire la natura? Perché non dovrebbe scomparire? Se volessi questo tipo di cose potrei benissimo prendere un uccellino in gabbia. Vedete, nemmeno le minacce funzionano quando si tratta di una questione di valori di base e di una questione dei sacrifici che la società è preparata a compiere per il loro raggiungimento.
Ciononostante, non è troppo difficile dimostrare l'importanza della minaccia a lungo termine. Potrei sottolineare che negli Stati Uniti si spendono più di mille e quattrocento milioni di sterline all'anno per la salute, o meglio per le malattie: una somma fantastica! Qui si pensa di avere una società opulenta, ma avendo viaggiato parecchio nei paesi poveri, da nessun'altra parte ho mai visto così tanta cattiva salute come nei paesi ricchi. Difatti, la salute non è più un vero concetto. Il Programma Sanitario Nazionale è una definizione sbagliata perché dovrebbe essere il Programma Nazionale per affrontare la malattia! Con tutti gli incredibili miglioramenti nella conoscenza e nella tecnica medica, i risultati sono però assai deludenti. L'unica cosa che viene facilmente misurata non è la salute, ma la lunghezza della vita, o l'aspettativa di vita. A partire dal 1900, l'aspettativa di vita dei maschi americani di 45 anni d'età è aumentata di 2,9 anni, mentre quella di maschi di 65 anni d'età, di 1,2 anni. Direi che non è niente di speciale! Anzi, il vero progresso è stato fatto quasi esclusivamente nei confronti della mortalità infantile. Questo è un vero progresso nel risparmiare vite. Negli Stati Uniti, la nazione più ricca al mondo, secondo recenti scoperte, più del 41% dell'intera popolazione ha malanni cronici, mentre il paese spende 50 mila milioni di dollari all'anno per il servizio sanitario (circa 100 dollari annui a testa). Con sempre maggiore opulenza il conto è sempre più alto e serve solo a tenere il sistema in vita, non è più questione di salute, è questione di sopravvivenza.
Possiamo discutere di questo e di altri punti ed usarli come minacce, ma è impossibile farne una vera prova. Le persone potranno sempre dire: "Non puoi imputare la malattia ad un cattivo uso della terra. Guarda anche tutti gli altri fattori!" Sì, lo sappiamo, ci sono migliaia di altre abitudini dannose, di modi di vivere frustrati e malati. C'è la coltivazione di desideri totalmente inutili, completamente contrari a tutti gli insegnamenti impartiti al genere umano. La gente parla ora con orgoglio delle cose che erano un lusso per i genitori mentre ora sono necessità, il che rappresenta la critica quasi più devastante che può essere fatta di uno stile di vita. C'è l'eccessiva urbanizzazione, c'è l'organizzazione del lavoro nell'industria e nel commercio che non comporta vere soddisfazioni per la maggior parte della gente. C'è il cibo adulterato, c'è la carestia estetica. E allora, chi dimostrerà quanto di questi costi tremendi per la salute può essere imputato ad ogni singolo fattore, come il cattivo uso della terra?
Non ha alcuna utilità dibattere scientificamente intorno ad una materia che è fondamentalmente una questione di fede. So che questa non è una cosa molto popolare da dire, ma è così. Per tutti coloro che hanno fede, esistono i sacri e splendidi insegnamenti che dicono precisamente cosa fare: "E il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino dell'Eden", non per oziare come nella realtà, ma "perché lo coltivasse e lo custodisse". E Lui gli diede anche il "dominio sui pesci del mare e gli uccelli del cielo e su ogni cosa vivente che si muove sulla terra". Fate attenzione, dominio, non tirannia. E il Signore Dio disse "coltivarlo e custodirlo", non disse "mandarlo in rovina e sterminare gli animali". Chi non ha fede, ha qualche altro tipo di fede e la questione diventa estremamente complessa. Generalmente è la fede nel progresso, che è abbastanza indifferente alle minacce a lungo termine, perché comporta che il futuro sarà sempre necessariamente migliore del presente. Tutti gli ammonimenti relativi al futuro tendono ad essere liquidati come "un altro di quei pessimismi così di moda oggi". Se l'avvertimento viene da un economista, non è qualificato per parlare degli aspetti scientifici della faccenda, se viene da uno scienziato, non è qualificato per parlare di un problema essenzialmente economico, e così via. La fede nel progresso non sarà messa in discussione e nessuno ci dirà che ciò che pensiamo sia il progresso è in realtà regresso.
Ciononostante, vale la pena far menzione di ciò che alcune sagge persone dicono a proposito di questa materia. Consiglio il libro di Lewis Herber, Our Synthetic Environment (Il nostro ambiente sintetico), in cui l'autore afferma: "La vita metropolitana sta disgregandosi, a livello psicologico, economico e biologico. Milioni di persone hanno riconosciuto questa disgregazione votando con i loro piedi, hanno preso le loro cose e se ne sono andate! Se non sono riuscite a recidere i loro legami con la metropoli, almeno ci hanno provato. Come sintomo sociale, lo sforzo è significativo". Prosegue affermando: "La riconciliazione dell'uomo con la natura non è più soltanto auspicabile, è diventata una necessità".
Cito un autore americano perché in linea generale si può dire che gli americani sono venti anni davanti a noi, ed è pertanto sempre interessante notare cosa accade negli Stati Uniti. La vita metropolitana si sta disgregando, da un punto di vista psicologico, economico e biologico. Tutti coloro che sono stati in qualche grande città americana lo sanno perfettamente. Ma ora, il fatto rimarchevole è che è ugualmente vero affermare che in tutto il mondo la vita rurale si sta disgregando e potremmo utilizzare le stesse parole che Herber utilizzò per la vita metropolitana. Potremmo affermare che milioni di persone hanno riconosciuto questa disgregazione votando con i piedi. Hanno preso le loro cose, se ne sono andati e si sono riversati nelle grandi città, dove sono diventati abitanti delle periferie. La cultura della città si disgrega perché, naturalmente, una città che conta milioni di abitanti semplicemente non ha senso. Una città con una concentrazione di persone sufficiente da generare un'alta cultura ha senso, ma non dieci milioni di abitanti e sicuramente non una città zeppa di quartieri poveri. In queste grandi città, l'abitante urbano è più isolato, afferma Herber, di quanto non lo erano i suoi antenati nella campagna. "L'uomo di città in una moderna metropoli ha raggiunto un livello di anonimità, di atomizzazione sociale e di isolamento spirituale che non ha precedenti nella storia dell'uomo". Ma, quindi, cosa fa? Prova ad entrare nei sobborghi e diventare un pendolare. Beh, non è ciò di cui stiamo parlando, e cioè il molteplice uso della terra? Eccolo. L'uomo prova ad andarsene, la corretta cultura rurale si disintegra e la popolazione rurale prova ad entrare nelle città. Questo è un processo che sta accadendo in tutto il mondo, tanto nei paesi ricchi quanto in quelli poveri. E lì dove il processo è andato molto avanti nei paesi ricchi, non è possibile trovare città veramente sane, ma un'immensa distesa di sobborghi ricchi, annoiati e sterili ed un'enorme città di periferie terribili e degradanti. Questo è vero in India, la povera India, così come nella ricca America.
Quali sono i rimedi? Questa è sicuramente una situazione molto grave che richiede ben altro di semplici palliativi e rimedi efficaci vanno cercati nella domanda di base e cioè, per cosa vale la pena preoccuparsi? L'altro giorno ho ascoltato un importantissimo amministratore europeo dire che "Nessuno può permettersi il lusso di non agire economicamente". Non ci fu la possibilità di chiedergli se stava agendo economicamente quando scelse di fare il suo intervento. Mi sembrava ben rasato e avrei potuto chiedergli se farsi la barba tutti i giorni significa agire economicamente. Ma questo è ciò che disse, con grande autorità: "Nessuno può permettersi il lusso di non agire economicamente". E il nostro problema dipende proprio da questo: siamo pronti ad affrontare il fatto che il lusso di non agire economicamente è precisamente la cosa giusta da fare per quanto riguarda l'aria, l'acqua, gli altri esseri viventi e la terra?
Sorgono a questo punto tre interrogativi di tipo pratico. Prima di tutto, dovremmo trovare un accordo su cosa sia una gestione corretta del suolo, secondo, dovremmo fornire la legislazione o la pianificazione contro gli abusi, e terzo, dovremmo vedere cosa potrebbe costituire un incentivo sufficiente per ispirare un corretto comportamento. Per ciascuna di queste domande sarebbe folle parlare dogmaticamente e possiamo solo procedere per tentativi.
Quale sarebbe una corretta pianificazione del territorio? Non voglio entrare nel lato tecnico perché non ne ho le competenze. Ma ovviamente, le idee chiave che devono essere ripristinate come argomenti rispettabili di discussione sono la salute, la bellezza e la permanenza. Tutte e tre, sono certo, richiedono un approccio individuale ed una cura individuale. Quando pensiamo in modo particolare alla campagna inglese, alle colline ondulate dove ogni campo ha una sua caratteristica, esiste un mondo totalmente diverso da quello della fabbrica con condizioni standardizzate. Tutto necessita di cura individuale, di un approccio personale, sia il suolo sia gli animali che si muovono sopra il suolo. Ma la tendenza sembra essere nella direzione opposta, verso la depersonalizzazione e l'industrializzazione. La tendenza è quella di centralizzare, standardizzare, concentrare. Se si chiede ad un abitante di una città moderna cosa considera essere una corretta gestione della terra, egli risponderà "massima produzione e minimi costi". Non ha alcuna utilità tergiversare visto che il 90% della popolazione vive in città. Potrebbero non essere orgogliosi della loro risposta, ma è quella che loro danno. Perché dovrei pagare per mantenere l'agricoltura in Gran Bretagna? Non paga ed è meglio importare generi alimentari da altri paesi. O gli agricoltori diventano economici o se ne devono andare.
Quindi, questa è la prima domanda, in che misura possiamo raggiungere un sempre maggiore consenso su cosa debba essere ritenuto una corretta gestione del territorio. La corretta gestione del suolo consiste per caso in una concentrazione sempre maggiore verso un tipo industriale di agricoltura, o, al contrario, si tratta di un approccio personalizzato? È principalmente orientato verso un'idea di efficienza oppure si rivolge principalmente alla triplice idea di salute, bellezza e permanenza?
Secondo, a che tipo di legislazione si pensa? Passi molto utili e molto importanti sono già stati presi. C'è la zonizzazione e la pianificazione e si sta facendo molto altro lavoro di cui possiamo tutti essere sufficientemente felici. Ci sono importanti tentativi di sviluppare standard contro forme agroindustriali estreme. Esistono anche dei poteri obbligatori che consentono di espropriare nei casi di cattiva gestione. Tuttavia, ciò che credo sia più necessario è una maggiore decentralizzazione, un approccio molto più localizzato e credo che allo stato attuale delle cose non si possa lasciare tutto in mano ai funzionari. Dovrebbero esistere delle cose analoghe ai Comitati costituiti durante la guerra, dove chi usa la terra viene giudicato dai suoi pari.
Terzo punto: che dire a proposito degli incentivi? Rendono? Se la salute, la bellezza e la permanenza sono gli obiettivi principali, le idee chiave, si può trarre guadagno? Una parte della terra verrà usata per scopi non agricoli, ma la maggior parte sarà destinata all'agricoltura. Non ha alcuna utilità sorvolare su questo fatto parlando del molteplice uso della terra e dicendo che se l'agricoltura non paga l'agricoltore potrà fare un po' di soldi portandoci i turisti. O al turista viene fatto pagare un prezzo alto e l'agricoltura viene sovvenzionata da questo prezzo alto, o la moglie dell'agricoltore viene sfruttata e non ha una giusta ricompensa per il servizio che rende al turismo e quindi l'agricoltura verrebbe sovvenzionata dalla moglie dell'agricoltore. Sicuramente questa non è la risposta al nostro problema. Ovviamente un uso molteplice della terra dovrebbe esserci sempre, dato che niente può essere fatto senza un pezzo di terra. Senza terra non si possono costruire né palazzoni né una fabbrica. Ma l'uso molteplice della terra non è la risposta al problema di rendere redditizia l'agricoltura.
La maggior parte della terra o sarà abbandonata o, se non lo vogliamo, dovrà essere utilmente impiegata in termini di agricoltura. Quindi non possiamo tralasciare il fatto che l'agricoltura deve rendere, così come devono essere redditizi il tipo giusto di agricoltura e la corretta gestione della terra. È stato detto: "Perché non pagare una tassa ai proprietari terrieri per tenere la campagna pulita così che noi gente di città possiamo passarci un bel fine settimana?" Beh, perché no? Ovviamente possiamo decidere che chi ha così tanti acri e li tiene a determinati livelli di pulizia e bellezza dovrebbe ricevere una ricompensa in denaro. Ma alla fine, non ci inganniamo, stiamo semplicemente cercando una giustificazione più contorta per pagare sussidi all'agricoltura. E quindi resta la questione di base, e cioè se una civiltà basata principalmente sulle città è pronta a riconoscere la terra come un valore in se stesso. Se i sussidi sono accettabili, come lo sono ancora oggi aggiungerei, allora credo che dovrebbero essere sussidi aperti e dovrebbero essere giustificati nei seguenti termini, e cioè come interesse comune non solo per la gente che lavora la terra, ma anche per la gente di città.
A patto che la società lo voglia, tutto è possibile. Non esistono difficoltà tecniche, non c'è mancanza di conoscenza. Non c'è bisogno di chiedere consiglio ad un economista "se il paese può permettersi" di badare alla sua terra. Sappiamo anche troppo dal punto di vista ecologico per avere scuse per i numerosi abusi perpetrati con la mala gestione della terra, degli animali, nella conservazione dei generi alimentari, nella loro lavorazione e distribuzione, e nell'inutile urbanizzazione. Ma in quanto società non abbiamo, in questo momento storico, fede, non abbiamo alcun credo di base in nessun valore meta-economico, e quando non c'è un tale credo l'economia prende il sopravvento. Tutto ciò è abbastanza inevitabile. Come potrebbe essere altrimenti? La natura, è stato detto, rifugge dal vuoto e se lo spazio disponibile non è riempito da qualche più alta motivazione, allora sarà occupato da qualcosa di inferiore, dall'atteggiamento ristretto, meschino e calcolatore verso la vita che è razionalizzato nel calcolo economico.
Non ho dubbi che un atteggiamento insensibile verso la terra e verso gli animali è collegato con, ed è sintomatico di, molti altri atteggiamenti, come quelli che producono una sfrenata urbanizzazione, un'industrializzazione non necessaria, ed un tipo di fanatismo che insiste con il giocare con le novità, in campo tecnico, chimico, biologico, e così via, ben prima di aver anche lontanamente compreso le conseguenze a lungo termine. Nella semplice domanda di come trattiamo la terra, sono sicuro, rientra la nostra intera vita e prima che ci sia un cambiamento effettivo nelle politiche di gestione della terra dovrà esserci un enorme cambiamento filosofico, per non dire religioso.
Questo è il motivo per il quale non voglio suggerire che tutto ciò di cui si ha bisogno è un economista intelligente che produca alcune geniali formule per gestire correttamente la terra senza che nessuno discuta dei costi. Ci saranno costi rilevanti, ma, affinché la società sia pronta a sostenerli, non c'è bisogno di altro se non un ritorno generale al riconoscimento dei valori meta-economici.
tratto dal libro "
La misura della felicità" di F. E. Schumacher
edizioni Fiorigialli