Il silenzio è l'eloquenza della sapienza
Samael Aun Weor

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VIVERE INSIEME
INTRODUZIONE ALLE CULTURE COMUNITARIE
VIVERE INSIEME
REPORTAGE DA AUROVILLE
REPORTAGE DA AUROVILLE


La Comunità di Adventure di Auroville

Adventure è una Comunità intenzionale, nel senso che raggruppa un numero di persone che hanno deciso di condividere uno spazio e un tempo sia fisico che spirituale.
È situata nella cosiddetta Green Belt di Auroville, la cintura verde dedicata al rimboschimento, all'agricoltura, al verde.  Nonostante ciò è molto vicina al centro della township Auroville, al Matrimandir, al Visitors' Center, alla Solar Kitchen, inoltre contigua al villaggio Tamil di Edyanchavadi e attigua alla Udavi School, la prima scuola di Auroville (in senso temporale).
Fisicamente viviamo in alloggi chiamati "capsule", abitazioni tradizionali di questa zona, fatte di legno con il tetto di foglie di palma o cocco, aperte ai quattro lati con portelloni triangolari, in qualche caso  con la parte inferiore in muratura.
Comunque ogni abitazione è differente, alcune hanno il "dojo" esterno o una cucina o un laboratorio, tutte i servizi esterni, tutte a una certa distanza e non a vista una dall'altra, immerse naturalmente nel verde. Servizi in comune sono la cucina, un ufficio chiuso in muratura da cui ci colleghiamo ad internet con un sistema centralizzato, un dojo detto Ganesha dove ci riuniamo regolarmente per meditare insieme, cantare bhajans un paio di volte la settimana, tenere riunioni per organizzare i lavori e le decisioni comuni, e fare il cosiddetto sharing settimanale.
Lo sharing, che in inglese vuol dire condivisione, è un momento molto importante, solitamente il giovedì sera dopo cena, alle 8, ci riuniamo nel dojo (una grande capanna di forma ottagonale aperta su tutti i lati) con al centro un piccolo mandala di fiori e candele, incenso e le foto dei Maestri, ma anche con altre simbologie non solo indiane. Dopo una breve meditazione o concentrazione collettiva e il canto di un om, cerchiamo di aprire i nostri cuori agli altri, partendo dagli avvenimenti della settimana, ma non necessariamente, cercando di comprendere e farci comprendere, aprendosi appunto, e condividendo le nostre sensazioni, positive o negative del momento, cercando diContinua...

IL DONO DEL VECCHIO RABBINO
IL DONO DEL VECCHIO RABBINO
Il “Dono del vecchio rabbino” racconta la storia di un monastero in decadenza nel quale vivevano quattro anziani monaci e l’abate i quali erano molto preoccupati per la fine del loro ordine monastico.
Nei boschi intorno al monastero si trovava una capanna usata ogni tanto come eremitaggio da un rabbino.
Dopo anni di preghiere, contemplazioni e meditazioni, il gruppo dei monaci aveva sviluppato una certa sensibilità e percepivano la presenza del rabbino quando era presente nella capanna-eremo.
L’abate, afflitto e addolorato per la situazione difficile del suo monastero decide di chiedere consiglio al rabbino.
Continua...
ESPERIMENTI GIAPPONESI PER NUOVE GENERAZIONI
ESPERIMENTI GIAPPONESI PER NUOVE GENERAZIONI di Lex Veelo

La conferenza internazionale sugli ecovillaggi è stata una meravigliosa opportunità per conoscere realtà in Giappone che intendono attuare progetti per la creazione di ecovillaggi. Ci era stato detto che la gente in Giappone un tempo aveva un forte senso della comunità nei loro migliaia di villaggi rurali e nei quartieri cittadini. Avevano anche un antico e sacro, senso di comunione con la natura, in particolare con gli alberi e con le foreste. Il Giappone infatti è ancora oggi riuscito a conservare il 66% della loro nazione insulare con la foresta, che rappresenta una cifra impressionante se si considera che la forte pressione di cancellare le foreste per ottenere aree coltivabili sempre maggiori ed alimentare la popolazione in aumento.
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L'IMPORTANZA DI UNA VISIONE COMUNITARIA



di Diane Christian Leaf

Era un periodo di crisi nella comunità che chiamerò Willow Blend. Questa piccola comunità nelle campagne del Midwest iniziò le sue attività all'inizio degli anni '90 senza una visione né una dichiarazione d'intenti. Questo significa che non avevano un'oggettivazione condivisa del futuro che desideravano, nessun accordo su “perché siamo qui” che unisse i membri della comunità e li ispirasse a lavorare verso la realizzazione delle loro ambizioni.

Poi ci fu il crollo del mercato di giocattoli di legno che loro producevano e che rappresentavano la fonte primaria di reddito della comunità. Dall'oggi al domani persero quasi la metà della loro base di reddito annuale. Sotto la forte pressione della situazione finanziaria, il gruppo teneva riunioni lunghissime per decidere il da farsi. Sfortunatamente, i membri di Willow Blend avevano idee molto diverse sugli scopi della comunità. “Siamo qui per mostrare alla gente che esiste uno stile di vita frugale che è anche economicamente funzionante”, sosteneva Tom “In qualche modo dobbiamo recuperare le perdite”.

“Assolutamente no!” esclamava Kathleen “Siamo qui solo per divertirci e non per lavorare per un capo. Mangeremo fagioli per un po'”. “Come fai a dire una cosa del genere?” domandava Andy incredulo. “Dovevamo dare un messaggio radicale alla gente, mostrare loro che non è necessario competere così tanto e che è possibile condividere le cose equamente e andare d'accordo”.

Peccato però che loro fossero i primi a non andare d'accordo e a essere fortemente in competizione per stabilire quali fossero le vere fondamenta di Willow Blend. Senza una visione comune, non avevano niente cui rifarsi: nessuna pietra di paragone di valori, scopi o aspirazioni per capire perché la loro vita comunitaria fosse importante e quale posto dovesse avere nel mondo. Poiché utilizzavano il consenso come strumento decisionale, non era nemmeno possibile che la maggioranza dei membri con una visione condivisa decidesse per tutti gli altri. A prima vista sembrava stessero litigando per questioni di soldi.

In realtà, stavano solamente dando voce al conflitto intrinseco e strutturale causato dalla mancanza di un terreno comune. E a differenza delle persone dei gruppi fondatori di comunità, le persone con visioni diverse non possono semplicemente andare ciascuno per la propria strada e fondare comunità diverse. Willow Blend era la loro casa e nessuno avrebbe potuto chiedere a nessun altro di andare via a causa della sua visione “sbagliata”. Con l'inasprirsi del conflitto, molti membri non videro altra via d'uscita se non abbandonare la comunità. Willow Blend si trovò quindi davanti a due problemi: non c'erano né abbastanza soldi, né abbastanza persone per portare avanti le altre attività comunitarie. Spero che questa storia (vera) renda l'idea dell'importanza di stabilire perché siamo qui come base per la creazione di una comunità e perché tutti i membri devono essere sulla stessa linea.

Kat Kinkade, confondatrice di Twin Oaks in Virginia, descrive circostanze simili. Una volta alcuni suoi amici lessero dei documenti sulla visione di una determinata comunità e ne furono inorriditi. Quando però incontrarono alcune persone di quella comunità che a loro piacquero molto decisero di andare a visitare la comunità e trovarono persone amichevoli, calorose e interessanti. Immaginando che le azioni fossero più importanti delle parole decisero di ignorare la visione e i valori della comunità espressamente dichiarati e vi si unirono comunque. Più gli amici di Kat vivevano lì e più si trovavano in conflitto con i fondatori della comunità.

Mentre tutti erano calorosi e cordiali all'inizio, i valori e gli obiettivi dei nuovi arrivati non erano compatibili con quelli della comunità e presto si trovarono impelagati in un grave contrasto sulla direzione della comunità. Infine, il dissenso e la diffidenza diventarono così aspri che gli amici di Kat abbandonarono la comunità, insieme a tanti altri membri, disillusi dal cattivo sangue generato dalle lotte di potere sulla visione e sui valori. “Questo lasciò il gruppo indebolito, arrabbiato e senza forze”, ricorda Kat. “Fu una tragedia comunitaria, niente affatto rara.” Ho sentito la stessa storia più di una volta su altre comunità. Quindi, il primo grande compito dei membri in procinto di fondare una comunità è chiarire e mettere per iscritto la loro visione e assicurarsi che sia condivisa da tutti.

Alcune comunità famose, antiche e apparentemente ben consolidate non hanno una visione comune e non l'hanno mai avuta o, perlomeno, non l'hanno mai messa nero su bianco. È possibile che ciò funzioni, anche se penso che non possa reggere a lungo. Non avere una visione comune può disintegrare una comunità in caso di crisi o di sfide importanti oppure negli anni può erodere lentamente la vitalità e il benessere di tutti, a mano a mano che un nuovo conflitto derivante da visioni diverse si va a sommare al risentimento già accumulato. “Una visione comune non è né necessaria, né sufficiente per formare una nuova comunità, visto che molte sono andate avanti senza averne una e molte altre che la avevano hanno fallito ugualmente”, osserva Tree Bressen, attivista comunitario. “Ma una visione comune aumenta notevolmente le possibilità di successo. Se il vostro gruppo è pronto ad affrontare tutte le difficoltà per fondare una comunità, perché non offrirgli le migliori possibilità di riuscirci?”.

Estratto dal libro delle edizioni FioriGialli dal titolo: CREARE UNA VITA INSIEME, Guida pratica per fare EcoVillaggi
 
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Completamente d' accordo sul commento, Ci vuole un senzo di comunione perche' la realta' e la pressione esterna e' impressionante. Cmq. si se vuole fare una cosa, meglio informarsi molto ma molto. Prima di iniziare, si ha gia' a mano 1000 tentativi faliti ( altri riusciti). analizare bene sia gli uni che gli altri. E trovare le persone giuste (questo e' lo piu' dificile) Con questo non scoragiarsi, sono convinto che si pu' !!! E io lo faro'. Anche se non ho 20 anni :-) (Mi era piu' facile scrivere in spagnolo) Grazie e pace a Tutti. Rei.-

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