Idee e Pratiche per una Vita Consapevole

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I SENTIERI DELL' ESSERE
Le mille Vie della Spiritualità
I SENTIERI DELL' ESSERE
LA PRATICA DA SEGUIRE
Un monaco chiese a Dong-Shan:
C'è una pratica che le persone debbano seguire?
Dong Shan rispose:
quando diventi una vera persona c'è una tale pratica.
Sai essere freccia, arco, bersaglio?
<b>Sai essere freccia, arco, bersaglio?

Sai essere freccia, arco, bersaglio?
Conosci la sequenza delle costellazioni?
La fusione dell'idrogeno in elio?
Sai misurare la tua integrità?
Se rispondi
Avrai l'immortalità.

Laura Scottini

MEDITAZIONE TAOISTA
<b>MEDITAZIONE TAOISTA </b>





 

Chiudi gli occhi e vedrai con chiarezza.
Smetti di ascoltare e sentirai la verità.
Resta in silenzio e il tuo cuore potrà cantare.
Non cercare il contatto e troverai l'unione.
Sii quieto e ti muoverai sull'onda dello spirito.
Sii delicato e non avrai bisogno di forza.
Sii paziente e compirai ogni cosa.
Sii umile e manterrai la tua integrità.

 

IL VUOTO CHE DANZA
IL VUOTO CHE DANZA










di H.W.L. Poonja


Rimani ciò che sei ovunque tu sei.
Se fai così, saprai immediatamente
di essere Quello che hai cercato
per milioni di anni.

Non c'è ricerca,
perchè si cerca solo qualcosa che si è perso.
ma quando niente è andato perduto
non ha senso
cercare qualcosa.

Qui semplicemente Stai Quieto.
Non formare nemmeno un pensiero nella mente.
Allara saprai
Chi sei realmente.

per tre motici la ricerca e la pratica
sono follie fuorvianti
sono l'inganno della mente
per posporre la libertà.
Continua...

PAROLE SU DIO
PAROLE SU DIO

di Simone Weil

Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio. … Così pure, la prova che un bambino sa fare una divisione non sta nel ripetere la regola; sta nel fatto che fa le divisioni.

Il bello è ciò che si desidera senza volerlo mangiare. Desideriamo che sia. Restare immobili e unirsi a quel che si desidera senza avvicinarsi. Ci si unisce a Dio così: non potendosene avvicinare. La distanza è l’anima del bello.

Nella prima leggenda del Graal è detto che il Graal, pietra miracolosa che in virtù dell’ostia consacrata sazia ogni fame, apparterrà a chi per primo dirà al custode della pietra, il re quasi paralizzato dalla più dolorosa ferita: “Qual è il tuo tormento?”. La pienezza dell’amore del prossimo sta semplicemente nell’essere capace di domandargli: “Qual è il tuo tormento?”, nel sapere che lo sventurato esiste, non come uno fra i tanti, non come esemplare della categoria sociale ben definita degli “sventurati”, ma in quanto uomo, in tutto simile a noi, che un giorno fu colpito e segnato dalla sventura con un marchio inconfondibile. Per questo è sufficiente, ma anche indispensabile, saper posare su di lui un certo sguardo. Continua...
I BAMBINI
DAGLI OCCHI DI SOLE

I BAMBINI<br> DAGLI OCCHI DI SOLE










Vidi i pionieri ardenti dell’Onnipotente
superando la soglia celeste che è volta alla vita
discendere in frotta i gradini d’ambra della nascita;
precursori d’una moltitudine divina,
essi lasciavano le rotte della stella del mattino
per l’esigua stanza della vita mortale.

Li vidi traversare il crepuscolo di un’era,
i figli dagli occhi di sole di un’alba meravigliosa,
i grandi creatori dall’ampia fronte di calma,
i distruttori possenti delle barriere del mondo
che lottano contro il destino nelle arene della Sua volontà,
operai nelle miniere degli dei,
messaggeri dell’Incomunicabile,
architetti dell’Immortalità.

Nella sfera umana caduta essi entravano,
i volti ancora soffusi della gloria dell’Immortale,
le voci ancora in comunione coi pensieri di Dio,
i corpi magnificati dalla luce dello spirito,
portando la parola magica, il fuoco mistico,
portando la coppa dionisiaca della gioia,
Continua...
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI
IL SEGRETO DELLE STELLE CADENTI

di Maurizio Di Gregorio

Tutti cerchiamo qualcosa. Se lo cerchiamo nel mondo materiale pensiamo di trovarlo all’esterno di noi stessi. Se lo cerchiamo nel mondo spirituale siamo portati a credere di poterlo trovare all’interno di noi. Una massima dice: la risposta è dentro di te. Una battuta invece dice: la risposta è dentro di te, ma è sbagliata. Ambedue le affermazioni sono vere perché si riferiscono a due esseri diversi. Uno vero e l’altro falso. Come si fa a sapere quale é l’Io interiore che contiene tutte le risposte della vita? Dalla felicità. Nel primo caso si sa solo che si è felici, sia pure per un attimo, si è completamente, immensamente e interamente felici e più correttamente si dovrebbe chiamarla beatitudine. Nel secondo caso sappiamo solo, che a dispetto di ogni altra cosa, momentanea soddisfazione o eccitazione, non si è veramente felici. 
Aivanhov, definendo la natura umana, parla della coesistenza di una natura inferiore e di una natura superiore. All’interno di ognuno è una continua lotta tra due esseri (o stati di essere) in competizione che Aivanhov chiama Personalità e Individualità. “Persona “ è la maschera e in ogni incarnazione la maschera è diversa, “Individualità” è l’abitante della maschera, colui che non cambia, il vero Sé divino. La personalità è in parte ancora inesistente nel bambino ma già tracciata, si sviluppa con l’età come la trama di un tessuto e si consuma nella vecchiaia. Il risveglio dell’anima consiste nel riconoscimento del Sé interiore e nell’abbandono momentaneo della maschera della personalità. Ora anche se possiamo capire qualcosa del nostro essere maschera, né la mente, né il cuore né la volontà sono risolutivi.
E questo perché mente cuore e volontà sono una triade che esiste tanto nella natura delle Individualità quanto nella natura della Personalità.
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” Quale è, in ogni dato momento, il cuore che chiede, la mente che cerca, la volontà che agisce? La strada dell’evoluzione spirituale, cioè della evoluzione dell’essere allo Spirito, è insidiosa perché ad ogni sviluppo della Individualità segue uno sviluppo della Personalità. Differentemente il discernimento è possibile solo dal punto di vista della Coscienza Superiore che è esattamente ciò che si illumina.
Fuori da questa esperienza si persiste sempre in un tipo di coscienza media, anche se ampliata o sofisticata, una coscienza media perché media in un equilibrio precario le necessità delle due nature....Continua...
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA
I SETTE ASPETTI DELLA NUOVA COSCIENZA

di Ervin Laszlo

Il grande compito, la grande sfida del nostro tempo è cambiare se stessi.
Questo elenco delle principali caratteristiche della nuova visione, della nuova coscienza, è scritto per stimolare la trasformazione, perché è possibile acquisire una nuova consapevolezza, perché tutti possono evolvere, tante persone l'hanno già fatto ed è diventata una conditio sine qua non della nostra sopravvivenza sulla Terra.
La prima caratteristica è l'olismo, la visione olistica, per contrastare la visione frammentaria, disciplinaria, atomistica, che separa tutto: la mente dalla natura, l'uomo e la società dalla biosfera, e tutti i campi della realtà l'uno dall'altro. La visione olistica è proprio quella comprensione Continua...
I FIGLI DELLA LUCE
I FIGLI DELLA LUCE




 


I Figli della Luce si nutrono di Pace, Libertà, Amore, Giustizia, Grazia, Benevolenza, Comprensione, Compassione, Generosità, Bontà, Luce, Verità, Positività, trasmettendo tutto questo intorno a loro. Le creature che vengono in contatto con i Figli della Luce percepiscono la Positività dell’operato della “Luce Amore” e uno stato di benessere entra in loro. Non sono consapevoli della fonte di questa Positività, ma stanno volentieri in compagnia dei Figli Luce dispensatori d’Amore.
Continua...
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA
UNA SPIRITUALITA' ECOLOGICA

di Matthew Fox

L’ecologia e la spiritualità sono le due facce della stessa medaglia. La religione deve lasciar andare i dogmi in modo da poter riscoprire la saggezza del mondo.
Come dovrebbe essere una religione ecologica? Negli ultimi 300 anni l’umanità è stata coinvolta in una grande desacralizzazione del pianeta, dell’universo e della propria anima, e questo ha dato origine all’oltraggio ecologico. Saremo capaci di recuperare il senso del sacro?La religione del futuro non sarà una religione in senso stretto del termine, dovrà imparare a lasciare andare la religione. Il Maestro Eckhart, nel quattordicesimo secolo disse, “Prego Dio di liberarmi da Dio”. Per riscoprire la spiritualità, che è il cuore autentico di ogni religione vera e fiorente, dobbiamo liberarci dalla religione. Sembra un paradosso. La spiritualità significa usare il cuore, vivere nel mondo, dialogare con il nostro sé interiore e non semplicemente vivere a un livello organizzativo esterno.
E. F. Schumacher, nel suo profetico modo di scrivere, disse, nell’epilogo di Piccolo è bello, “Dappertutto la gente chiede, ‘Cosa posso fare praticamente?’ La risposta è tanto semplice quanto sconcertante, possiamo, ciascuno di noi, mettere in ordine la nostra casa intima, interiore. Per far questo non troviamo una guida nella scienza o nella tecnologia, poiché i valori sui quali esse si poggiano dipendono sommamente dal fine per il quale sono destinate. Tale guida la si può invece ancora trovare nella tradizionale saggezza dell’umanità”.
Tommaso d’Aquino, nel tredicesimo secolo disse, “Le rivelazioni si trovano in due volumi – la Bibbia e la natura”. Ma la teologia, a partire dal sedicesimo secolo, ha messo troppa enfasi nelle parole della Bibbia, o del Vaticano o dei professori, ha messo tutte le uova nel paniere delle parole, parole umane, e ha dimenticato la seconda fonte della rivelazione, la natura!
Il Maestro Eckhart disse, “Ogni creatura è la parola di Dio e un libro su Dio”. In altre parole, ogni creatura è una Bibbia. Ma come ci avviciniamo alla saggezza biblica, alla saggezza sacra delle creature? Col silenzio. C’è bisogno di un cuore silente per ascoltare la saggezza del vento, degli alberi, dell’acqua e della terra. Nella nostra ossessiva cultura verbale, abbiamo perso il senso del silenzio. Schumacher disse, “Siamo ormai troppo intelligenti per sopravvivere senza saggezza”. Continua... 
SULL'ANARCHIA BUDDISTA
SULL'ANARCHIA BUDDISTA di Gary Snyder

Da un punto di vista buddista, l'ignoranza che si proietta nella paura e nel vano appetito impediscono la manifestazione naturale. Storicamente, i filosofi buddisti non hanno saputo analizzare fino a che punto l'ignoranza e la sofferenza erano dovuti o favoriti da fattori sociali, considerando il timore e il desiderio come fatti intrinseci alla condizione umana. Così, la filosofia buddista si interessò principalmente alla teoria della conoscenza e la psicologia fu svantaggiata, per dare più spazio allo studio dei problemi storici e sociologici. Anche il buddismo Mahayana possiede un'ampia visione della salvezza universale, la sua realizzazione effettiva si è concretizzata nello sviluppo di sistemi pratici di meditazione per liberare a una minoranza di individui da blocchi psicologici e condizionamenti culturali. Il buddismo istituzionale è stato chiaramente disposto ad accettare o a ignorare le disuguaglianze e le tirannie sotto il sistema politico che vigeva. È stata come la morte del buddismo, posto che è comunque la morte che riesce a far comprendere il significato della compassione. La saggezza senza compassione non sente dolore.
Continua...
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RIFORME SOCIALI E LEGGE NATURALE DI PROGRESSO
RIFORME SOCIALI E LEGGE NATURALE DI PROGRESSO

di Sri Aurobindo
 
La riforma non una cosa eccellente in sé, come molti intelletti europeizzati immaginano; né è sempre un bene o una sicurezza restare immobili sugli antichi sentieri, come credono ostinatamente gli ortodossi. A volte la riforma è il primo passo verso l’abisso, ma l’immobilità è il modo migliore per ristagnare e andare in putrefazione. Né la moderazione è sempre il consiglio più saggio: la via di mezzo non sempre è dorata. È spesso un eufemismo per la miopia, per una tiepida indifferenza o per una pavida inefficienza. Gli uomini si definiscono moderati, conservatori o estremisti e gestiscono la loro condotta e le loro opinioni in accordo con quella formula. Ci piace pensare per sistemi e partiti e dimentichiamo che la verità è l’unico criterio. I sistemi non sono altro che delle comode casse in cui tenere ordinata la conoscenza, i partiti degli utili macchinari per l’azione combinata; ma li facciamo diventare una scusa per non prenderci il fastidio di pensare.
Si rimane stupefatti davanti alla posizione assunta dagli ortodossi. Si sforzano di deificare ogni cosa che esiste. La società induista ha certe disposizioni e abitudini che sono esclusivamente consuetudinarie. Non c’è alcuna prova che esse esistessero in antichità, né alcuna ragione per cui dovrebbero durare in futuro. Ha altre disposizioni e abitudini che possono essere citate, ma più spesso si tratta dei testi di moderni Smritikara, piuttosto che di Parasara e di Manu. La loro autorità risale agli ultimi cinquecento anni. Non capsico la logica che sostiene che poiché una cosa è durata cinquecento anni, deve perpetuarsi per eoni. Né l’antichità, né la modernità possono essere la prova della verità o la priva dell’utilità. Non tutti i Rishi appartengono al passato; gli Avatar ancora si manifestano; la rivelazione continua ancora. 
  Alcuni sostengono che in ogni caso dobbiamo rispettare Manu e i Purana, o perché sono sacri o perché sono nazionali. Bene, ma se sono sacri, dovete attenervi ad essi nella loro totalità e non apprezzare dei testi isolati, trascurando il corpo della vostra autorità. Non potete prendere a scelta; non potete dire “Questo è sacro e ad esso mi atterrò, quello è meno sacro e lo lascerò perdere.” Quando trattate in questo modo l’autorità sacra, state dimostrando che per voi non ha alcuna sacralità. State facendo un gioco di prestigio con la verità; perché fate finta di consultare Manu, quando realmente state consultando le vostre opinioni, i vostri interessi e o interessi. Ricreare l’intero Manu nella società moderna è come chiedere al Gange di risalire l’Himalaya. Senz’altro Manu è nazionale, ma lo sono anche i sacrifici animali e l’olocausto. Se una cosa è nazionale del passato, non ne consegue necessariamente che deve essere nazionale del futuro. Sciocco non riconoscere che le condizioni sono cambiate. Continua...
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CORONAVIRUS: SOLO UNA PROVA GENERALE
CORONAVIRUS: SOLO UNA PROVA GENERALE

di Paola De Paolis

“Quando l’oscurità si farà più profonda / soffocando il petto della terra / e la mente corporea dell’uomo sarà l’unica lampada accesa … “ (Savitri, p. 55)
Inizia così una delle tante profezie contenute in Savitri – Leggenda e Simbolo (ed. Mediterranee), il capolavoro poetico di Sri Aurobindo, poema ineguagliato, per altezza o profondità di visione, ispirazione e resa poetica, in tutta la letteratura mondiale (non c’è niente di analogo nel mondo intero, affermava Mère, la continuatrice del lavoro pionieristico di Sri Aurobindo): 24.000 versi in cui troviamo tutta la nostra storia, quella vera, quella che gli annali non riportano: passata, presente e futura. Oggi, è la storia di un’umanità che non ha ancora trovato se stessa, perché per quel ritrovamento occorre distogliersi dai fuochi d’artificio esteriori che bombardano incessantemente menti incapaci di fare silenzio e quindi ipnotizzate da tutti i film percepibili dai sensi…
La meta indietreggia, una vastità senza limite chiama / ritirandosi in un immenso Ignoto; / … / non c’è riposo per l’anima incarnata. / … / finché non ha trovato se stesso, l’uomo non può fermarsi. (Savitri, p. 339)
Un provvidenziale invito a fermarsi, ora, quest’emergenza, come per chiederci: “Sei pronto? A che punto sei?”. Un’occasione formidabile, un test, per rilevare proprio tutta la nostra resistenza a guardarci dentro, in un momento della  storia umana in cui la coscienza mentale, la parte maschile dell’essere umano che finora è stata alla guida, non trova più carte da giocare e comincia a intuire la propria inadeguatezza a risolvere i problemi da lei stessa creati. E’ chiaro che la Mente non è stata capace di cambiare radicalmente la natura umana. Potete continuare a cambiare le istituzioni umane all’infinito, ma l’imperfezione penetrerà attraverso tutte le vostre istituzioni, scriveva Sri Aurobindo nel 1915. La fine di uno stadio d’evoluzione è di solito caratterizzata da una recrudescenza di tutto ciò che deve uscire dall’evoluzione, (Sri Aurobindo, India’s Rebirth, p. 211 e 246).
Le difficoltà sono generali, scriveva il Poeta in una lettera del 1947. Dubbio, scoraggiamento, diminuzione o perdita della fede, diminuzione dell’entusiasmo vitale per l’ideale, perplessità e frustrazione della speranza per il futuro (…), un aumento generale del cinismo, un rifiuto di credere in qualsiasi cosa, un calo dell’onestà, una corruzione immensa, una preoccupazione per il cibo, il denaro, il comfort, il piacere, con l’esclusione delle cose superiori e una generale aspettazione del peggio (…)  Tutto ciò, per quanto acuto, è un fenomeno temporaneo per il quale coloro che conoscono qualcosa delle operazioni dell’energia cosmica e le operazioni dello Spirito erano preparati. Io stesso previdi che questo peggio sarebbe venuto, la tenebra della notte prima dell’aurora; perciò non sono scoraggiato. So che cosa si sta preparando dietro l’oscurità e posso vedere e sentire i primi segni della sua venuta. (On Himself, SABCL 26, p. 169 e sg.)
L’Intelligenza suprema (o universale, il Divino, se volete) organizza tutto infallibilmente; tutto è perfetto, anche se l’uomo non se ne rende conto (il suo sé umano, come un manto translucido, / copriva l’Onnisciente che guida il mondo che non vede. Savitri, p. 22). Ma ormai lo sappiamo: se non vogliamo affrontare un’incoscienza che è dentro di noi, questa ci verrà presentata dalle circostanze, come uno specchio, e puo’ travolgerci con la paura e il dolore: Il dolore è il martello degli dei / per spezzare una resistenza accanita nel cuore dell’uomo (Savitri, p. 443). Ce lo dice da tanto anche la fisica quantistica: siamo noi a creare la nostra realtà! E’ assodato. (Episodio d’un racconto obliato, / l’inizio perduto, il tema e la trama nascosti, / una storia un tempo viva ha preparato e creato / il nostro attuale destino, figlio di trascorse energie. Savitri, p. 12).
E se questa ‘realtà’ che abbiamo creato con la somma collettiva delle nostre incoscienze non ci sta bene, ecco che ci proiettiamo subito irresistibilmente all’esterno, per abitudine, alla ricerca dei colpevoli. Ma quando puntiamo il dito contro qualcuno o qualcosa non siamo nella vera coscienza, diceva Mère. Vedi, l’errore generale, è quello di credere che si debba cominciare dall’esteriorità e poi raggiungere l’interiorità. Non è così. Si deve iniziare dalla parte interiore e poi raggiungere la parte esteriore, quando si è pronti dentro di sé. (Conversazioni, 26 sett. 1956) Continua...
LA COSCIENZA DI VERITA’ : QUANDO TUTTO IL RESTO E’ FALLITO
LA COSCIENZA DI VERITA’ : QUANDO TUTTO IL RESTO E’ FALLITO

di Paola De Paolis
 
Tante sono le spinte confuse che riceviamo oggi nell’affollata arena del ‘risveglio di coscienza’: nuove discipline o riesumazioni di antiche tecniche, nuovi guru o maestri di pensiero, tutti traggono immancabilmente ispirazione da quel ‘nuovo paradigma’ che, avvalorato dalla scienza, ci vede ormai indiscutibilmente uniti in un’esperienza che sembra catapultarci in un’altra dimensione destinata a salvarci dall’agonia di quella cui eravamo da millenni abituati ma la cui energia ormai non sostiene più, in ogni senso, la nostra crescita. Ora, se è vero che l’unica possibile soluzione per arrestare il processo di autodistruzione, a livello individuale e planetario, innescato agli albori dell’Era mentale è acquisire un livello di coscienza superiore e comprendere che esiste un campo che ci connette tutti l’un l’altro, è importante però saper discernere, nel variopinto mercato della New Age, cosa c’è di nuovo e cosa invece, spacciandosi per nuovo, appartiene al vecchio paradigma.
Innanzitutto dobbiamo ammettere che, se pure con la Fisica quantistica siamo oggi in grado di dimostrare, con la logica delle formule, o con le formule della logica, l’esistenza di quel campo, il livello di coscienza necessario per sperimentarlo nella nostra incarnazione individuale, di realizzarlo cioè a livello fisico cellulare (la vera conoscenza è solo attraverso il corpo), è tutt’altra faccenda. Non possiamo convincere nessuno ad avere questa realizzazione, non solo perché il suo prezzo è troppo alto (nientemeno che il nostro ego!), ma anche perché rappresenta il prossimo passo evolutivo: un passo che non appartiene più alla mente, né ad alcuno dei piani mentali che finora hanno fatto il buono e il cattivo tempo sul nostro pianeta.
A seconda delle tradizioni, questi piani della sfera mentale sono stati definiti in vari modi (mente materiale ordinaria, mente intuitiva, spirituale etc.), ma quel che ci interessa qui è individuare il ‘top’ di tutta la sfera mentale, il soffitto, per così dire, oltre il quale si apre il dominio della Trascendenza, o Mens Dei (Mente di Dio). A questo scopo vogliamo utilizzare la terminologia di chi è stato il pioniere della New Age(1): Sri Aurobindo, che, nel corso della sua rivoluzionaria esperienza, attraversò tutti i piani, al di sopra e al di sotto della coscienza umana, come testimonia il messaggio profetico lasciatoci nel suo capolavoro in versi, Savitri – Leggenda e Simbolo, il Poema della Vittoria sulla Morte (2 voll., ed. Mediterranee). Così chiameremo questo ‘top’ della sfera mentale ‘Sovramente’ (Overmind).
La Coscienza al di sopra di questo ‘soffitto’ sovramentale, è invece quella ‘Supermente’ (Supermind) che Sri Aurobindo, come i Rishi vedici, i poeti-veggenti dell’India leggendaria di oltre 6000 anni fa, chiamava anche “Coscienza-di-Verità” (Truth-Consciousness): essa è propriamente la Coscienza dell’Unità del Molteplice, una coscienza, badiamo bene, che non ha niente a che fare con la mente e si realizza a livello fisico, cellulare, vibratorio. E’ questa Coscienza che, grazie all’esperienza d’un pioniere, ha toccato, possiamo dire, la Terra e ne sta scotendo le fibre in questo sconvolgente tramonto dell’Era mentale. L’esperienza della Supermente va oltre tutte le realizzazioni spirituali tradizionali le quali sono state sempre, in qualche modo, una ‘toccata e fuga’: un contatto (beato) con la sfera del Trascendente che lasciava però la Materia irredenta, tagliando, in un modo o nell’altro i ponti con essa. Continua...
LA COSCIENZA SUPERMENTALE
LA COSCIENZA SUPERMENTALE

di Sri Aurobindo

Nell’esistenza inferiore, l’ordine è automatico, il condizionamento della Natura completo, le sue inveterate abitudini incrollabili e imperative: la Coscienza-Forza cosmica fa apparire una Natura d’un certo tipo, col suo schema abituale, la sua ronda immutabile d’attività, e obbliga l’essere infrarazionale a vivere e ad agire secondo quel tipo, nello schema e la ronda per lui creati. Nell’uomo, la Mente comincia con questo tipo e questa routine preordinati, ma, com’essa evolve, allarga il piano, ingrandisce lo schema e cerca di sostituire questa legge fissa d’automatismo, incosciente o semicosciente, con un ordine basato su idee, significati e motivi di vita riconosciuti, o cerca di stabilire una standardizzazione intelligente, una struttura determinata da un’utilità, una comodità e un fine razionali.
Non c’è niente che sia realmente obbligatorio o permanente nelle strutture di conoscenza stabilite dall’uomo o nelle sue strutture di vita; eppure l’uomo non può fare a meno di creare norme di pensiero, di conoscenza, di personalità, di vita e di condotta e di basare su di esse, in maniera più o meno cosciente e completa, la sua esistenza, o, per lo meno, di fare del suo meglio per far rientrare la sua vita nel quadro ideale dei dharma ch’egli ha scelto o accettato. Col passaggio alla vita spirituale, il supremo ideale assunto è, al contrario, non una legge, ma una libertà nello Spirito; lo Spirito in noi, per scoprire il suo sé, avanza infrangendo tutte le formule e, se deve ancora occuparsi dell’espressione, deve arrivare a un’espressione libera e vera, non artificiale, a un ordine spirituale vero e spontaneo. “Abbandona tutti i dharma, tutte le norme e tutte le regole d’essere e d’azione, e prendi rifugio in Me solo”*, è la regola suprema dell’esistenza più alta che l’Essere divino offre al cercatore.
Nel ricercare questa libertà, nel liberarsi dalla legge costruita per entrare nella legge del sé e dello spirito, nello sbarazzarsi della direzione mentale per sostituirla con la direzione della Realtà spirituale, abbandonando la verità inferiore costruita dalla mente per adottare la verità superiore essenziale dell’essere, è possibile attraversare uno stadio in cui c’è una libertà interiore ma manca un ordine esteriore; l’azione sembra allora appartenere al flusso della natura, essa è infantile, o inerte come una foglia immobile e passiva o trascinata dal vento, oppure, nella sua apparenza esteriore, è incoerente o stravagante. Continua ...
OLTRE IL SILENZIO
OLTRE IL SILENZIO

di Paola De Paolis - (con Video speciale allegato)

Siamo arrivati, sembra, a un punto di non ritorno. Noi, l’umanità nel suo insieme. E’ come se la nostra anima sapesse che stavolta, dopo tante e tante incarnazioni, stiamo giocando una partita speciale. Se ci voltiamo indietro a guardare, la nostra storia ci appare una tragedia di lacrime e sangue: quanto ci è voluto per arrivare a comprendere l’unica cosa che esiste? Un lento, lentissimo risveglio, scandito dal dolore.
 Il dolore è il martello degli dei per spezzareuna resistenza accanita nel cuore dell’uomo (Sri Aurobindo, Savitri, vol. II, p. 443)(1)
 Se ormai la Scienza – con la fisica quantistica – e l’esperienza spirituale si danno la mano per affrontare il passo che ci farà entrare in una dimensione nuova, è perché condividono la stessa visione: ci dicono, ciascuna a suo modo, che viviamo in un mondo apparente che è una irrealtà; tutto è riconducibile a vibrazione e tutto è interconnesso. Siamo uno, e veniamo dall’Uno. Sono stati i pensieri della nostra mente ad aver fabbricato l’irrealtà in cui ci moviamo come sonnambuli che credono di essere svegli – e in cui sentono ormai di annegare.
Perché il pensiero mentale ordinario non ha mai creato dal Silenzio, ovvero unito alla Mente di Dio e al suo disegno luminoso, quel disegno illimitato / che l’Uno serba in cuore ed è il solo a conoscere (Savitri, I, p. 52), ma ha sempre continuato a fabbricare un mondo partendo da un ‘io’ diviso.
 … dai solchi arati dalla nostra volontà raccogliamo il frutto delle nostre azioni dimenticate (Savitri, II, p. 378). Ora, però, il nostro sonno non ha più scuse. Da quando la mente, col primo essere umano, cominciò a tessere la tela delle sue illusioni in reazione alla sua paura (la paura conseguente alla sua presunta separazione dall’Origine, ovvero dalla Mente di Dio o Trascendenza), un mondo fatto di corazze per difendersi, di piccoli o grandi gruppi distinti da altri gruppi e in opposizione fra loro, un mondo di divisioni e violenza si è sviluppato inevitabilmente, sempre più fuori del nostro controllo. Solo perché potessimo comprendere bene tutto il male che deriva dalla nostra smemoratezza.
 Un ricordo confuso persiste ancora in noi (Savitri, I, p. 378) Ora che abbiamo compreso la legge dell’attrazione quale legge fondamentale dell’Universo e non possiamo più atteggiarci a vittime o lamentarci come ci credevamo in diritto di fare nel cosiddetto “vecchio paradigma” ora che sappiamo che tutte le nostre circostanze, a livello personale e planetario, le abbiamo fabbricate noi, che cosa ci resta da fare? Ricordare. Ricordare, appunto, l’unica cosa che esiste. Perché se non sappiamo da dove siamo venuti, non riconosceremo nemmeno dove stiamo andando. E senza una visione evolutiva del processo in cui siamo immersi, la vita terrestre non ha molto senso, riducendosi a una “valle di lacrime” a liberarci dalla quale provvede ancora la morte – o, nel migliore dei casi, una realizzazione spirituale che, come dice Sri Aurobindo, “lascia la terra irredenta”. Quanti esseri realizzati hanno contattato la Trascendenza, assaporando la Beatitudine, liberato la propria anima durante la loro esistenza? Tanti, e la nostra tradizione ne è ricca, sia in Oriente che in Occidente. Essi hanno mirabilmente ispirato la nostra aspirazione, ma nulla è cambiato per la Terra: il dolore resta, la Morte regna sovrana. E finché c’è la Morte, c’è un lavoro che non è stato ancora compiuto. Continua...
ESSENZA DEL CORAGGIO
ESSENZA DEL CORAGGIO

di Bianca Carelli
 
Sul Sentiero l’uomo impara a rivolgere attenzione costante e sottile ai propri comportamenti e, soprattutto, alle proprie più nascoste motivazioni poiché sa che solo ciò che viene riconosciuto e svelato con Coraggio può essere trasmutato. Solo se ci rendiamo conto dei cumuli di menzogne che ospitiamo dentro noi stessi potremo operare con l’Alchimia interiore illuminando, purificando, elevando. E’ sicuramente molto più gratificante fare discorsi alati sull’anima e sul suo destino glorioso che osservare con coraggiosa discriminazione e saggio discernimento il nostro interiore; ma in verità - affermano i Maestri - tale destino sarà raggiunto solo quando le nostre parti in ombra saranno rese luminose.
Il nostro Servizio all’Umanità non è soltanto quello di esporre elevati contenuti e finalità da raggiungere ma anche quello di lavorare sul presente, diventando consci delle nostre dinamiche meno esplicite poiché solo chi è consapevole può generare Coscienza, Evoluzione e Verità e cocreare il Futuro.
 Soltanto da un profondo rispetto per la propria persona, per la propria individualità e unicità, per il Compito che si considera primario dell’uomo, ovvero quello di evolvere nella Verità, può svilupparsi la capacità di analizzare noi stessi e le nostre relazioni, e di dar vita a relazioni interpersonali costruttive e veritiere, basate sull’Amore e  sulla Coerenza.
E’ necessario pertanto guardare con Coraggio anche agli aspetti meno gradevoli di noi stessi e dei nostri rapporti, invece di occultarli o mistificarli nell’enfatizzazione degli aspetti luminosi: “…ci sono due modi per essere ingannati. Uno è quello di credere a ciò che non è vero; l’altro è quello di rifiutare di accettare ciò che è vero.” (Søren Aabye Kierkegaard)
 Anche il corpo reagisce alla mancanza di verità della nostra vita; sostenuto e strettamente collegato al corpo eterico, manifesta attraverso la malattia  l’incoerenza e  il disagio interiore che risiedono ad un livello più profondo rispetto a quello fisico; creata inizialmente ad un livello inconscio, la disarmonia si manifesta poi all’esterno come malattia.  Spesso, quando sopraggiunge una maggiore consapevolezza delle cause del malessere, che riguardano sempre impacci evolutivi e menzogne su noi stessi, i sintomi si riducono, diventano più gestibili o perfino scompaiono.
 L’ego, che vive nella separazione, utilizza come suo strumento d’azione il conflitto (tra aspirazioni dell’anima e coinvolgimenti contingenti meno elevati; tra corpo e spirito; tra moventi evolutivi e quelli utilitaristici; tra menzogna e verità…), il quale conduce inesorabilmente alla paura. In sostanza, il corpo è il mezzo di comunicazione mediante il quale l’anima, cioè la nostra parte perfetta, esprime l’armonia dell’interiore o il disagio derivante dal disallineamento con la propria Fonte divina,  che induce ad un disorientamento su Compiti, percorsi di vita, aspirazioni e moventi, rapporti con gli altri. Continua...
RICERCA DELL'ESSENZA E CORTESIA COME MASCHERA
RICERCA DELL'ESSENZA E CORTESIA COME MASCHERA

di Bianca Carelli
 
Sul Sentiero, l’aspirante impara ad ascoltare la voce della propria più intima Essenza, che fiorisce come un fiore nel deserto, spesso dopo aver vissuto l’aridità, la solitudine e la ricerca infaticabile dell’Acqua che sola può placare la sete dell’anima.   
Non ancora o non sempre l’individuo sul Sentiero ha strutturato il Coraggio (da cor, cuore) di presentarsi libero da sovrastrutture e da meccanismi di difesa; la sua immaturità spirituale appare talvolta evidente nel formalismo delle relazioni, che possono essere ansiogene e vissute in una dimensione di difesa; nell’incapacità di Dialogo ravvicinato, davvero aperto e fraterno; nella difficoltà di rapportarsi agli altri in modo umile e trasparente; nella difficoltà a Cooperare in modo vero e sentito.  
A questo proposito l’informatica, con la possibilità di vivere isolamenti protettivi o narcisistici attraverso l’utilizzo di mail, social, ogni tipo di messaggistica, forum e  siti contribuisce a fornire i mezzi per tali distanziamenti. Perfino la “spiritualità”  offre alibi e razionalizzazioni per l’evitamento o la rarefazione di relazioni umane, amicali e perfino sentimentali, che si sceglie di vivere “a distanza”: ci si può così trincerare dietro la necessità di ridimensionare aspetti affettivi per “stabilirsi sul piano mentale”, “superare l’emotività” e “evitare i conflitti di personalità”; o dietro il presunto valore di leggere ogni emozione o sentimento riferendoli ad una dimensione “universale”, e mai personalistica o riguardante contingenze e rapporti vicini e reali, così da poter agevolmente e “nobilmente” evadere il confronto.
Gli Ideali professati, ma non sempre vissuti, diventano il sostegno cui affidare la propria stabilità emotiva, i propri riferimenti mentali ed il proprio valore. Si sviluppa allora la “cortesia” (“comportamento adeguato ad una corte”) virtù elevata se intesa nel suo senso più alto di rispetto e riconoscimento del valore dell’altro, ma in tali casi vissuta come formalismo separativo teso a evitare confronti e coinvolgimenti.
Essa, intesa nel suo senso più convenzionale ed esteriore, è per lo più una formazione reattiva che nasconde aggressività repressa e difficoltà di Dialogo reale; in ogni caso, tale “cortesia” nulla ha a che fare con l’Attenzione e la Cura per l’altro, che hanno ben altre qualità, più elevate, vibranti, pure e sottili. Analogamente, la “cordialità” (da cor, cuore, atteggiamento, gesto del cuore) in situazioni di scarsa aderenza al Sé diventa mera esteriorità, che non scalda e non convince, puro artefatto dell’ego, caricatura dell’amorevolezza; serva degli umori volubili o dei piccoli obiettivi della personalità, si manifesta come superficialità ondivaga ed estemporanea; non sostenuta dai fatti, si presenta palesemente incoerente con l’azione. Continua...
IL DIVINO QUALE MOLTEPLICE
IL DIVINO QUALE MOLTEPLICE

Sri Aurobindo

Non condivido l’opinione secondo la quale il mondo è un’illusione – mithyā. Il Brahman è tanto qui quanto nell’Assoluto sovracosmico. Ciò che dobbiamo superare è l’Ignoranza che ci rende ciechi e ci impedisce di realizzare il Brahman nel mondo e al di là di esso, e la vera natura dell’esistenza. °°°
 La conoscenza di Shankara, come il vostro Guru ha messo in evidenza, rappresenta solo un aspetto della Verità: è la conoscenza del Supremo come viene realizzata dalla mente spirituale attraverso il silenzio statico della pura Esistenza. Proprio perché si fondò esclusivamente su questo aspetto Shankara non riuscì ad accettare o spiegare l’origine dell’universo se non come un’illusione, una creazione di Maya. A meno che non si realizzi il Supremo nell’aspetto dinamico così come nell’aspetto statico, non si può avere l’esperienza della vera origine delle cose e dell’eguale realtà del Brahman attivo. La Shakti, o Potere dell’Eterno, diventa allora solo un potere d’illusione e il mondo diventa incomprensibile, un mistero di follia cosmica, un eterno delirio dell’Eterno.
Qualunque logica verbale o mentale si possa addurre a sostegno, questo modo di vedere l’universo non spiega nulla: costruisce soltanto una formula mentale dell’inesplicabile. Solo se vi avvicinate al Supremo attraverso il suo doppio aspetto di Sat [Esistenza pura] e Chit-Shakti [Coscienza-Energia], doppio ma inseparabile, la verità totale delle cose può divenire manifesta all’esperienza interiore. Quest’altro aspetto fu sviluppato dai Tantrici Shakta [adoratori di shakti]. Le due verità unificate, la vedantina e la tantrica, possono arrivare alla conoscenza integrale.
Ma filosoficamente questo è ciò cui giunge l’insegnamento del vostro Guru ed è ovviamente una verità più completa e una conoscenza più vasta di quella offerta dalla formula di Shankara. Essa è già indicata nell’insegnamento della Gita [la Bhagavad Gita] relativo al Purushottama [l’Essere supremo] e alla Parashakti (Adya Shakti) [l’Energia suprema, la Madre divina] che divengono il Jiva [lo spirito individualizzato che sostiene l’essere vivente nella sua evoluzione da una nascita all’altra] e sostengono l’universo. Continua...
LA FIORITURA DELL'INTUIZIONE
LA FIORITURA DELL'INTUIZIONE

Sri Aurobindo

Ci sono state epoche in cui la ricerca del compimento spirituale era, almeno in certe civiltà, più intensa e più largamente diffusa di adesso o piuttosto di quanto lo sia stata nel mondo in generale durante gli ultimissimi secoli. Ora infatti la curva sembra segnare l’inizio di un nuovo ciclo di ricerca che parte da ciò che è stato raggiunto in passato per proiettarsi verso un futuro più grande. Ma il compimento spirituale o la conoscenza occulta sono stati sempre, anche nell’età dei Veda, o in Egitto, limitati a pochi, non diffusi in tutta la massa dell’umanità.
La massa dell’umanità si evolve lentamente, essa conserva in sé tutte le tappe dell’evoluzione, dall’uomo materiale e vitale all’uomo mentale. Una piccola minoranza si è spinta oltre le barriere, aprendo le porte alla conoscenza occulta e spirituale e preparando l’ascesa dell’evoluzione oltre l’uomo mentale, fino all’essere spirituale e supermentale.
A volte questa minoranza ha esercitato un’enorme influenza – come nell’India vedica, in Egitto o, secondo la tradizione, in Atlantide – ed è stata determinante per la civiltà della razza, dandole una forte impronta spirituale ed occulta, a volte si è tenuta in disparte nelle sue scuole od ordini segreti, senza influenzare direttamente una civiltà che era immersa nell’ignoranza materiale o nel caos e nelle tenebre o nella dura luce esteriore della ragione che rifiuta la conoscenza spirituale.
I cicli dell’evoluzione tendono sempre verso l’alto, ma sono cicli e, nella loro ascesa, non seguono una linea retta. Il processo dà quindi l’impressione di una serie di ascese e di discese, ma l’essenziale di ciò che l’evoluzione ha conquistato viene conservato o, anche se oscurato per un certo tempo, riemerge in forme nuove adatte ai tempi nuovi. La creazione ha disceso tutti i gradi dell’essere, dalla Supermente alla Materia, e a ciascun grado ha creato un mondo, un regno, un piano od ordine proprio di quel grado. Continua...
SULLA MUSICA E POESIA
SULLA MUSICA E POESIA

di Sri Aurobindo

La Musica è superiore alle altre Arti ?
 Non so cosa dire sull’argomento che mi proponete – la superiorità della musica sulla poesia – poiché il mio apprezzamento della musica è incorporeo e inesprimibile, laddove posso scrivere facilmente e con una buona conoscenza della poesia. Ma è davvero necessario stabilire una scala di grandezza fra due grandi arti, quando ciascuna ha la sua propria grandezza e può a modo suo toccare gli estremi dell’Ananda estetico ?
La musica, senza dubbio, va più vicino all’infinito e all’essenza delle cose, poiché essa si affida interamente al veicolo etereo, shabda, (l’architettura, a tratti, può fare qualcosa di simile, all’altro estremo, persino nel suo imprigionamento nella materia); ma la pittura e la scultura si prendono la loro rivincita liberando la forma visibile nell’estasi, mentre la poesia , sebbene non possa fare con il suono ciò che fa la musica, può tuttavia produrre un’armonia polifonica, una rivelazione di suono che dà le ali alla creazione per mezzo della parola e le permette di librarsi e fa aleggiare nell’aria vivide suggestioni di forma e di colore – il che le dà in maniera molto sottile il potere di tutte le arti. Chi può decidere tra tali qualità o essere giudice di queste divinità ?
Ho paura di dovervi deludere. Non ho intenzione di sottoporre le divinità a un esame competitivo e dare a una il posto più alto e alle altre quello più basso. Che idea ! Ciascuna ha il suo posto sulla vetta e che necessità c’è, quindi, di metterle in conflitto tra di loro ? È una sorta di giudizio di Paride quello che volete chiedermi ? Bene, ma cosa ne è stato di Paride e di Troia? Volete che io dia la corona o la mela alla musica e faccia adirare le divinità della pittura, della scultura, dell’architettura, dell’ornamento cioè tutte le Nove Muse ?
Il vostro giudizio di merito  – riguardo al potere di attrazione universale – è sbagliato. Non so se corrisponde al vero, in primo luogo. Alcuni tipi di suono definito musica affascinano chiunque, ma davvero la grande musica ha un fascino universale ? E – parlando di arti –più gente va al teatro o legge racconti di quanta non ne vada all’opera o a un concerto. Cosa dire dunque della superiore universalità della musica, persino nel significato più comune di universalità ? Continua...
SAVITRI,
LA SCOPERTA DELL'ANIMA
E LA VITTORIA SULLA MORTE

SAVITRI,<BR> LA SCOPERTA DELL'ANIMA<BR> E LA VITTORIA SULLA MORTE

di Paola De Paolis

Da Savitri – La scoperta dell’Anima e la vittoria sulla Morte di Paola De Paolis, ed. La Lepre, riportiamo alcuni estratti. Questo libro contiene, in appendice, il testo della pièce dallo stesso titolo, (rappresentata all’Auditorium di Roma nel 2007) che è una riduzione teatrale di Savitri – Leggenda e Simbolo, il capolavoro poetico di Sri Aurobindo (ed. Mediterranee).
[…] Savitri e Satyavan, i protagonisti di questa storia, rappresentano rispettivamente la Parola Divina (il Verbo, la Vibrazione d’Amore originale) e l’anima incarnata dell’essere umano, anima non ancora pienamente da lui scoperta in tutta la sua profondità e quindi ancora nelle strette della morte e dell’ignoranza. […]
Savitri riconosce […] in Satyavan un’anima che aspira a un’altra cosa, oltre le tradizionali conquiste spirituali. Satyavan ha realizzato la Sovramente, il culmine della sfera mentale, ma sente profondamente, soffrendone, il limite di questa conquista: la mancanza di un anello di congiunzione fra il cielo e la terra (‘il senso umano dell’immortalità’) e riconosce in qualche modo quest’anello nell’incomparabile fascino di Savitri: Guardavo il mondo e mancavo il Sé, / e quando trovavo il Sé perdevo il mondo [...] / Ma tu sei venuta e tutto certamente cambierà [...] / adesso con te un altro regno s’approssima…
Satyavan, insomma, è l’anima umana pronta per il prossimo passo evolutivo. Pronta cioè ad essere scoperta nella sua dimensione più profonda, ancora non raggiunta – ma raggiungibile col maturare dei tempi.
Egli esprime mirabilmente la sua aspirazione. E se all’essere umano è richiesto di arrivare fino al penultimo passo, giacché l’ultimo è il Divino (o Coscienza, o Energia) a farlo per lui, questa storia d’amore illustra in pieno questo ‘miracolo’. […]
Con Savitri – La scoperta dell’Anima e la vittoria sulla Morte entriamo direttamente nella parte più drammatica del Poema. Satyavan e Savitri s’incontrano, si riconoscono e si amano. Savitri vive l’aspetto umano del suo amore, legato al dolore e alla paura della perdita. Ma Satyavan ha riconosciuto nello sguardo di lei “quello intento del proprio futuro”, “l’incarnazione di sogni eonici…”, e in questo riconoscimento già si profila l’avveramento di un’antica promessa: perché gli eoni, nel loro corso, puntano infallibilmente alla realizzazione del ‘Regno dei Cieli’ sulla Terra.
(La visione di Sri Aurobindo richiede un ritorno al nucleo fondamentale di tutte le religioni, Cristianesimo compreso: ‘la Città di Dio’, nel credo popolare cristiano, è possibile solo dopo la ‘fine del mondo’; ma questa ‘fine’, nel suo senso più profondo, non è che la fine di un’era – quella mentale). Continua...
15 AGOSTO, NASCITA DI SRI AUROBINDO
E DATA INDIPENDENZA DELL'INDIA

15 AGOSTO, NASCITA DI SRI AUROBINDO<BR> E DATA INDIPENDENZA DELL'INDIA

di Paola De Paolis

Il 15 agosto è il giorno natale di Sri Aurobindo ed anche il giorno in cui venne proclamata l’Indipendenza dell’India. Può sembrare una coincidenza, ma forse non lo è. Pubblichiamo, in proposito, alcuni estratti dall’Introduzione, di Paola De Paolis, al capolavoro di Sri Aurobindo da lei tradotto, il Poema  “Savitri – Leggenda e Simbolo”, vol. I, Ediz. Mediterranee (la cui 2° edizione, riveduta e aggiornata, uscirà il prossimo ottobre). 
Sri Aurobindo nasce a Calcutta il 15 agosto 1872, in quel Bengala che, all’inizio del XIX secolo, attraverso i canali della nuova influenza inglese, era divenuto un vero e proprio centro propulsore della cultura occidentale: Nella mia casa paterna si parlava solo inglese e hindustani, egli ricorda. Non conoscevo il bengali, niente dell’India o della sua cultura* (p. 7). Inviato a sette anni, dal padre medico condotto, a studiare in Inghilterra, a Manchester, Londra e infine Cambridge (dove, come documentano i biografi, vinse tutti i premi per la versificazione greca e latina), lettore insaziabile, assimila in breve tempo tutta la cultura europea leggendone i classici, antichi, medievali e moderni, nelle lingue originali, compreso il nostro Dante. La sua ri-nazionalizzazione cominciò solo a 20 anni, al suo rientro in India e avvenne, com’egli stesso precisa, per naturale attrazione verso la cultura indiana (...) C’era un attaccamento al pensiero e alla letteratura inglese, ma non all’Inghilterra come paese. (p. 7) […]
 Nel 1893 dunque, Sri Aurobindo, perfettamente occidentalizzato, rimette piede sul suolo natale (Come misi piede sul suolo indiano [...], cominciai ad avere esperienze spirituali, ma queste non erano separate da questo mondo, avevano anzi un’interiore e infinita relazione con esso: p. 98). Gli basteranno 13 anni per reindianizzarsi fino al midollo: apprende il sanscrito, il bengali e molte lingue indiane moderne, assimilando profondamente nel contempo tutto il vasto patrimonio culturale e religioso del suo paese. […]
 La sua attività è subito intensissima: oltre a insegnare francese e inglese al College di Baroda (di cui diventa presto rettore), svolge come giornalista, oratore e organizzatore una formidabile attività rivoluzionaria per la liberazione dell’India dal giogo britannico (So di avere la forza di liberare questa razza caduta. Non è una forza fisica – non combatterò con la spada o il fucile – ma la forza della conoscenza, scriveva in una lettera del 1905: in A.B. Purani, The Life of Sri Aurobindo, p. 82). Già la serie di articoli (New Lamps for Old) che, ventunenne, aveva cominciato a scrivere sul quotidiano di Bombay Hindu Prakash era stata interrotta dalle autorità. Ma è soprattutto sulle pagine del quotidiano inglese Bande Mataram (‘Inno alla Madre Patria’, titolo bengalese di una famosa poesia di Bankim Chatterji) ch’egli ispirerà come nessun altro il nascente movimento nazionalista: La più grande cosa fatta in quegli anni fu la creazione di un nuovo spirito nel paese (p. 32), in un tempo in cui parlare di completa indipendenza era considerato, come ricorda Nirodbaran, un delirio da pazzi (Sri Aurobindo for All Ages, p. 43. Continua...
CHE COS'E' LO YOGA
CHE COS'E' LO YOGA
 
di Sri Aurobindo e Mère

Se si osserva attentamente la vita da una parte e lo yoga dall'altra, ci si accorge che tutta la  vita è, in modo cosciente o subcosciente, yoga. Con questo termine, infatti, intendiamo uno sforzo metodico di perfezione di sè, attraverso il manifestarsi di potenzialità latenti nell'essere e la ricongiunzione dell'individuo umano con l'Esistenza universale e trascendente, che vediamo parzialmente espressa nell'uomo e nel Cosmo.
Se spingiamo lo sguardo oltre le apparenze, la vita intera è un immenso yoga della Natura; è la Natura che cerca di realizzare la sua perfezione, lasciando emergere sempre di più le proprie potenzialità segrete per fondersi nella stessa reatà divina. Con l'uomo, che ne è la manifestazione pensante, essa ha per la prima volta ottenuto su questa Terra strumenti coscienti e attivi, atti a realizzare più rapidamente e più potentemente questo alto destino. Lo yoga, come ha detto lo Swami Vivekananda, può considerarsi come il mezzo per  realizzare tale evoluzione in una sola vita o in qualche anno, se non in qualche mese di una sola vita.
I diversi sistemi di yoga non hanno quindi altro compito che di selezionare, o accelerare ciò che la grande Madre già compie nel suo immenso sforzo ascensionale su larga scala, ma senza ordine, e una profusione di materiali e di energie, attraverso un'infinita varietà di combinazioni. Solamente questo modo d'intendere lo yoga può fornirci la base d'una sintesi razionale e sana dei metodi dello yoga. Solo così infatti esso cessa di apparirci come una cosa mistica e anormale senza nessun rapporto con i processi ordinari dell'Energia Cosmica e gli scopi che quest'Energia si propone di raggiungere col suo duplice movimento grandioso soggettivo ed oggettivo, rivelandosi invece come una valorizzazione intensa ed eccezionale dei poteri che l'Energia cosmica ha già manifestato o che sta progressivamente organizzando nelle sue operazioni meno raffinate,di carattere più generale.(...).
Tuttavia, l'utilità vera dello yoga e il suo ultimo fine non possono essere raggiunti che quando lo yoga, cosciente nell'uomo, incosciente nella Natura, coincide con la vita stessa, così che si possa ancora dire, in un senso perfetto e luminoso, guardando insieme il cammino e l'adempimento: " Tutta la vita è lo yoga." Continua...
UNA PROFEZIA DI SRI AUROBINDO
UNA PROFEZIA DI SRI AUROBINDO
di Sri Aurobindo

Vidi i pionieri ardenti dell’Onnipotente
superando la soglia celeste che è volta alla vita
discendere in frotta i gradini d’ambra della nascita;
precursori d’una moltitudine divina,
essi lasciavano le rotte della stella del mattino
per l’esigua stanza della vita mortale.
Li vidi traversare il crepuscolo di un’era,
i figli dagli occhi di sole di un’alba meravigliosa,
Continua...
LA SCOPERTA DELL'ANIMA E LA VITTORIA SULLA MORTE: SAVITRI
LA SCOPERTA DELL'ANIMA E LA VITTORIA SULLA MORTE: SAVITRI

di Paola De Paolis

Nel titolo di questo libro, Savitri – La scoperta dell’anima e la vittoria sulla morte, vi è tutto il suo contenuto: l’appassionata, bella e determinata Savitri è «la donna, la forza di Dio» che salva dalla Morte il suo compagno Satyavan, incantevole anima delegata dell’Eterno nell’uomo, trovato in terre lontane. Ella può compiere questo miracolo perché «conobbe la dimora della Sua anima segreta» e «seppe di essere l’Amata del Supremo» che le dà la forza di affrontare il Dio della Morte, capovolgere il vecchio modo di vedere, di capire, di sentire fondato sull’Incoscienza e infine far trionfare l’innato diritto all’immortalità e all’amore.

De Paolis ha sintetizzato in poco più di cento pagine tutto il lavoro-servizio di quasi 30 anni della sua vita dedicati alla traduzione delle maggiori opere di Sri Aurobindo (Savitri, La Vita Divina e Lettere sullo Yoga) e allo studio della sua “Opera Omnia”, delle sue riviste e preziosi scritti, e anche delle annotazioni di Mère, sia in inglese che in francese. Passa e ripassa per le rivelazioni evolutive di Sri Aurobindo conducendo il lettore fino al cuore del messaggio del poema Savitri: quasi 24mila versi che ha racchiuso con coraggio, ambizione e cura nella riduzione teatrale cucendo insieme brevi passi scelti nel II volume da “Il Libro dell’Amore”, “Il Libro dello Yoga”, “Il Libro della Morte”, “Il Libro della Notte Eterna”, “Il Libro del Doppio Crepuscolo” e da “Il Ritorno alla Terra” dei due amanti eterni che «uniti inaugurarono un’età più grande». (dalla recensione di Maria Rosaria Giordano)
UN FASCIO DI LUCE RIFLESSIONI SULL'INTUIZIONE
UN FASCIO DI LUCE RIFLESSIONI SULL'INTUIZIONE

di Bollettino Buona Volontà Mondiale 

Gli eventi mondiali attuali ci dimostrano che la vita dell'umanità ha raggiunto un importante punto di crisi. L'intensità dei disordini politici in America e in Europa, i conflitti protratti e brutali in Medio Oriente, in alcune parti dell'Africa e altrove, il pericolo di un ulteriore collasso finanziario, l'incombente minaccia a lungo termine, il tutto associato al cambiamento climatico - stanno causando in molte persone, di buona volontà, confusione e disperazione. Potrebbe sembrare che l'illusione della separazione abbia preso piede ancora una volta, quasi come una vendetta e che tutti i risultati faticosamente raggiunti negli ultimi decenni in materia di sviluppo, di diritti umani, di costruzione di buone relazioni internazionali, nella gestione ambientale, vengano compromesse, perdute. È fondamentale valutare con precisione la situazione mondiale, adottando un punto di vista distaccato nel vedere le cose nel contesto di un lasso di tempo più lungo.
Lo studio dell'evoluzione umana dimostra che i cicli di crisi e di tensione emergente nelle società – siano esse grandi o piccole – creano cambiamenti, la coscienza si evolve e la buona volontà emerge, in una maggiore espressione. Anche se è difficile non farsi coinvolgere dalla criticità degli eventi mondiali, sentendosi delusi a causa di tali apparenti blocchi, è importante comprendere come questi periodi rappresentino importanti lezioni da apprendere - lezioni che vedranno fiorire la coscienza umana in una maggiore espressione di Buona Volontà, mentre ci muoviamo verso una nuova fase del ciclo. Dobbiamo anche tenere conto della velocità del cambiamento che sta avvenendo in tutto il mondo in questo momento, in cui la coscienza velocemente si sta espandendo. Continua...
AMORE PSICHICO E AMORE DIVINO
AMORE PSICHICO E AMORE DIVINO

 di Sri Aurobindo e Mére

Nell’amore umano vi sono diversi moventi ispiratori. Esiste un amore umano psichico che sorge da dentro, dal profondo, e che è il risultato dell’incontro da parte dell’essere interiore con ciò che aspira verso una gioia e una unione divina; esso è, una volta fattosi cosciente di sé, qualcosa di duraturo, di auto-esistente, non dipendente da appagamenti esterni, incapace di affievolirsi per motivazioni esterne, privo di auto-compiacimento, indisposto a domandare o mercanteggiare ma capace di donarsi in modo semplice e spontaneo, mai spinto o soggetto a fraintendimenti, delusioni, struggimento e odio; piuttosto, è sempre teso in modo diretto verso l’unione interiore. È questo amore psichico che è il più prossimo all’amore divino e che costituisce pertanto la giusta e migliore espressione di amore e bhakti.
Tuttavia, questo non significa che le altre parti dell’essere, incluse il vitale e il fisico, non debbano essere utilizzate come mezzi espressivi o che non debbano avere alcun rulo nel pieno gioco e nel senso completo dell’amore, perfino dell’amore divino. Al contrario, essi sono degli strumenti e possono rivestire un ruolo rilevante nella completa espressione dell’amore divino — purché seguano il movimento giusto e non quello errato —, colmo di gioia e di fiducia e di abbandono, generoso, disinteressato, incapace di lagnarsi, totalmente assoluto nel suo offrirsi, e questo è quanto di più vicino allo psichico possa esistere e quanto di più opportuno per costituirne il suo complemento e un mezzo di espressione dell’amore divino. Continua....
TRASFORMAZIONE
TRASFORMAZIONE Mère

Noi vogliamo una trasformazione integrale, la trasformazione del corpo e di tutte le sue attività. Tuttavia, esiste un primo passo, assolutamente indispensabile, che deve essere compiuto prima che qualunque altra opera possa essere intrapresa: è la trasformazione della coscienza. Il punto di partenza è, con ogni evidenza, l’aspirazione verso tale trasformazione e la volontà di realizzarla, giacché senza di ciò nulla può essere compiuto; ma se all’aspirazione si aggiunge un’apertura interiore, una sorta di ricettività, diventa possibile penetrare d’un solo colpo in questa coscienza trasformata e permanervi. Tale cambiamento di coscienza è, per così dire, brusco; esso si produce in maniera improvvisa, per quanto lunga e lenta possa essere stata la preparazione. Non mi riferisco qui a un semplice cambiamento dal punto di vista mentale, bensì a un cambiamento della coscienza stessa. Si tratta di un cambiamento completo e assoluto, una rivoluzione dell’equilibrio di base; il movimento corrisponde al rivoltare un pallone dall’interno all’esterno.
Continua...
EURASIA
EURASIA di Tommaso Iorco

 trascorso ormai un intero secolo da quando si iniziò ad avvertire la necessità di trovare una denominazione — quella di “Eurasia”, per l’appunto — che potesse identificare l’immensa area geografica delle popolazioni indoeuropee che, nel corso di diversi millennî, hanno dato vita a quel grande sboccio di civiltà che tutti conosciamo, estremamente multiformi ma sostanzialmente e fortemente affini. E oggi siamo in grado di affermare che lo sviluppo di ogni singola efflorescenza è stata possibile grazie al costante scambio avvenuto fra le varie etnie indoeuropee sin dalla più remota preistoria.
Abbiamo scoperto, come prima cosa, che i principali percorsi di tale interscambio (insieme culturale e commerciale) in Eurasia si snodavano lungo tre grandi assi principali, scorrenti perlopiù in territorio asiatico, e rimasti sostanzialmente invariati nel corso dei millennî. Essi erano costituiti da due grandi vie terrestri e da una grande rotta marittima. Sono la ‘Via Scitica’ tra la Cina settentrionale e l’Eusino, la ‘Via della Seta’ tra la Cina occidentale e il Mediterraneo orientale, e la ‘Rotta delle Spezie’ dall’Indonesia fino alle coste del Mare Arabico. Tre sono anche le principali ramificazioni culturali diffusesi in Eurasia: la cultura vedica e upanishadica in India, la cultura zoroastriana in Persia e la cultura pagana in Europa. È sempre più evidente il forte legame che unisce insieme queste tre tradizioni, data l’unitarietà di base dei loro miti, delle loro idee-guida, dei loro obiettivi. Continua...
LA POESIA MANTRICA
LA POESIA MANTRICA

di Tommaso Iorco

Portare a compimento una nuova collana di poesia, in un’epoca come la nostra, così poco incline alla sensibilità poetica, può sembrare un’impresa anacronistica. Come se non bastasse, non è una generica collana di poesia, quella che noi proponiamo, poiché le nostre scelte seguono una direzione molto precisa e specifica — venendo a creare così una collana “di nicchia”, come si suol dire —, la cui meta si situa niente di meno in cima al monte Elicona: ci riferiamo alla poesia mantrica, vale a dire alla poesia ispirata, o meglio ancora (possibilmente) alla poesia rivelata. E tutto ciò, non attraverso la pubblicazione dei grandi classici del passato, bensì pubblicando autori moderni e per giunta poco conosciuti. In primis, il sommo Sri Aurobindo, in Italia così poco conosciuto, ma soprattutto mal conosciuto. Quanti sanno, per esempio, che lui considerava la poesia come il proprio strumento espressivo per eccellenza e che quanto di più importante ha scritto è stato facendo uso del verbo poetico? 
Eppure, in italiano, fino a pochi anni fa, non esisteva alcuna traduzione delle opere poetiche di Sri Aurobindo. Finché la collana Mantrica non è intervenuta per colmare questa enorme lacuna.
Ma, innanzitutto, che cosa si intende per “poesie mantrica”? Per tentare di illustrarne il senso, dobbiamo necessariamente fare ricorso allo stesso Sri Aurobindo, suprema autorità in materia. Partiamo quindi dalla citazione di un brano tratto da un carteggio personale (datato 2 giugno 1931), concernente l’ispirazione.
«La poesia, o perlomeno la poesia genuina, giunge sempre da alcuni piani sottili, passa attraverso il vitale creativo e utilizza la mente di superficie e altri strumenti esterni come meri canali di trasmissione. Nella produzione poetica possiamo distinguere tre elementi: la sorgente originaria dell’ispirazione; la forza vitale della bellezza creativa che conferisce la propria sostanza e il proprio impeto e che spesso determina la forma (tranne quando anche questa proviene direttamente dalla sorgente originaria); e infine la coscienza esteriore trasmettitrice del poeta. La poesia più genuina e più perfetta viene scritta quando la sorgente originaria riesce a proiettare la sua ispirazione pura e non diminuita nel vitale, laddove assume una forma e il potere di espressione originali che riproducono fedelmente l’ispirazione, mentre la coscienza esteriore, completamente passiva, trasmette senza alterazione ciò che riceve dalle deità degli spazi interiori o superiori. Continua...
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