di John Lane
Su una delle pareti dipinte della caverna di Lascaux, attorniata da quegli animali colorati, vividi e splendidamente sagomati, c'è una figura quasi infantile di un uomo, un cacciatore che avendo scagliato la sua lancia contro le budella di un bisonte, è ora disarmato e vulnerabile, fragile, attaccabile ed incompleto. Un moderno poeta americano W. Berry ha commentato che il messaggio sembra essenzialmente quello della voce del turbinio nel Libro della Creazione: la creazione è al tempo stesso, benefica e misteriosa e l'umanità è solo una parte di essa,non il suo eguale e molto meno che il suo padrone.
15.000 o 20.000 anni dopo che queste caverne furono dipinte, un altro poeta, Goethe, visitando la cappella Sistina, osservò che nessuno che non abbia visto gli affreschi di Michelangelo, può avere una chiara idea di quello che un essere umano può raggiungere.
Se avesse visto Lascaux, forse il più affascinante reperto della collezione del nostro passato, ho pochi dubbi che egli avrebbe espresso la sua ammirazione in termini non dissimili. Da lì, sino alla cosiddetta alba della coscienza umana, si era già capaci di una tale sofisticatezza estetica che, io penso, sia tra le più raffinate della nostra intera storia.
Forse l'arte, pensava Whistler, l'arte che inizia dall'infinito non può progredire. Quali sono queste necessità ed emozioni artistiche di cui fecero esperienza i nostri antenati cacciatori e quali noi, ancora, riconosciamo quando le percepiamo? Qual è la bellezza e la sua antitesi, la bruttezza? Quale è la dimensione estetica, la visione interiore e cosa succede quando essa c'è, come è, nella nostra propria era, condotta o eseguita?Noi non conosciamo come gli artigiani senza nome -carpentieri, carrettieri, vasai e stuccatori, fossero capaci una volta di produrre bellezza, né come, prima che il mondo venisse privato di quasi ogni santità, ogni cosa la gente facesse per il proprio uso, ciotole, vestiti o case, fosse dotato di una armonia così candida e così squisitamente elaborata che solo i nostri migliori artisti possono emulare oggi quei livelli.
Ancora sembra che, con tutte le sue mancanze, la cultura del passato, la cultura delle società tradizionali e preindustriali fosse armoniosa, qualcosa non solo intero a sé ma di una integrità o equilibrio che includeva insieme ciò che era conosciuto e ciò che non lo era.
Una cultura sana ha un carattere integro, un ordine comune di memoria, saggezza, valori e reverenza. E ci permette, o ci incoraggia, ad incarnare aspetti della vita che altrimenti non potremmo conoscere. Essa rivela le necessità ed i limiti umani. Chiarisce i nostri legami con la Terra e con ogni altro essere.Continua...