Idee e Pratiche per una Vita Consapevole

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VIVERE INSIEME
INTRODUZIONE ALLE CULTURE COMUNITARIE
VIVERE INSIEME
REPORTAGE DA AUROVILLE
REPORTAGE DA AUROVILLE


La Comunità di Adventure di Auroville

Adventure è una Comunità intenzionale, nel senso che raggruppa un numero di persone che hanno deciso di condividere uno spazio e un tempo sia fisico che spirituale.
È situata nella cosiddetta Green Belt di Auroville, la cintura verde dedicata al rimboschimento, all'agricoltura, al verde.  Nonostante ciò è molto vicina al centro della township Auroville, al Matrimandir, al Visitors' Center, alla Solar Kitchen, inoltre contigua al villaggio Tamil di Edyanchavadi e attigua alla Udavi School, la prima scuola di Auroville (in senso temporale).
Fisicamente viviamo in alloggi chiamati "capsule", abitazioni tradizionali di questa zona, fatte di legno con il tetto di foglie di palma o cocco, aperte ai quattro lati con portelloni triangolari, in qualche caso  con la parte inferiore in muratura.
Comunque ogni abitazione è differente, alcune hanno il "dojo" esterno o una cucina o un laboratorio, tutte i servizi esterni, tutte a una certa distanza e non a vista una dall'altra, immerse naturalmente nel verde. Servizi in comune sono la cucina, un ufficio chiuso in muratura da cui ci colleghiamo ad internet con un sistema centralizzato, un dojo detto Ganesha dove ci riuniamo regolarmente per meditare insieme, cantare bhajans un paio di volte la settimana, tenere riunioni per organizzare i lavori e le decisioni comuni, e fare il cosiddetto sharing settimanale.
Lo sharing, che in inglese vuol dire condivisione, è un momento molto importante, solitamente il giovedì sera dopo cena, alle 8, ci riuniamo nel dojo (una grande capanna di forma ottagonale aperta su tutti i lati) con al centro un piccolo mandala di fiori e candele, incenso e le foto dei Maestri, ma anche con altre simbologie non solo indiane. Dopo una breve meditazione o concentrazione collettiva e il canto di un om, cerchiamo di aprire i nostri cuori agli altri, partendo dagli avvenimenti della settimana, ma non necessariamente, cercando di comprendere e farci comprendere, aprendosi appunto, e condividendo le nostre sensazioni, positive o negative del momento, cercando diContinua...

IL DONO DEL VECCHIO RABBINO
IL DONO DEL VECCHIO RABBINO
Il “Dono del vecchio rabbino” racconta la storia di un monastero in decadenza nel quale vivevano quattro anziani monaci e l’abate i quali erano molto preoccupati per la fine del loro ordine monastico.
Nei boschi intorno al monastero si trovava una capanna usata ogni tanto come eremitaggio da un rabbino.
Dopo anni di preghiere, contemplazioni e meditazioni, il gruppo dei monaci aveva sviluppato una certa sensibilità e percepivano la presenza del rabbino quando era presente nella capanna-eremo.
L’abate, afflitto e addolorato per la situazione difficile del suo monastero decide di chiedere consiglio al rabbino.
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ESPERIMENTI GIAPPONESI PER NUOVE GENERAZIONI
ESPERIMENTI GIAPPONESI PER NUOVE GENERAZIONI di Lex Veelo

La conferenza internazionale sugli ecovillaggi è stata una meravigliosa opportunità per conoscere realtà in Giappone che intendono attuare progetti per la creazione di ecovillaggi. Ci era stato detto che la gente in Giappone un tempo aveva un forte senso della comunità nei loro migliaia di villaggi rurali e nei quartieri cittadini. Avevano anche un antico e sacro, senso di comunione con la natura, in particolare con gli alberi e con le foreste. Il Giappone infatti è ancora oggi riuscito a conservare il 66% della loro nazione insulare con la foresta, che rappresenta una cifra impressionante se si considera che la forte pressione di cancellare le foreste per ottenere aree coltivabili sempre maggiori ed alimentare la popolazione in aumento.
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Gli Ecovillaggi


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I PAESI CHE SI SVUOTANO
I PAESI CHE SI SVUOTANO


di Antonello Caporale

Un quinto dei comuni italiani è in cammino verso il nulla, un sesto della superficie nazionale viene colpita dall’abbandono e lasciata inselvatichire. Il quattro per cento della popolazione migrerà e due sono le destinazioni possibili: o il cimitero oppure i grandi centri urbani. Due anni fa, in un bel rapporto curato per Confcommercio da Legambiente su dati del Cresme, furono definite ghost town, città fantasma, le mille piazze sempre più desolate e afflitte, le case vuote, le mura sbrecciate, campanili cadenti. Comunità colpite al cuore che lentamente, e nella più assurda e colpevole distrazione collettiva, si avviano all’eutanasia.
Gli studiosi lo chiamano “disagio”, anzi “l’Italia del disagio”. Poco alla volta chiudono i battenti i servizi elementari ed essenziali. Naturalmente prima gli ospedali, trasformati in lunghi e penosi comparti di geriatria, poi le scuole, con l’accorpamento delle distinte classi elementari e la sistemazione delle medie in luoghi distanti anche dieci chilometri dalle poche abitazioni in cui vivono ragazzi in età scolastica, poi l’ufficio postale.
L’anno scorso le Poste hanno iniziato a “razionalizzare”: un grande programma di ammodernamento che toglierà ai cittadini italiani che ancora si attardano a voler campare nei paesi che li hanno visti crescere, le essenziali relazioni civili ed economiche. Nei municipi il segretario comunale è già a “scavalco”, nel senso che si presenta al lavoro a giorni alterni, coniugando le funzioni in due o più uffici. Così anche il tecnico, in genere l’unico geometra o ingegnere di cui è dotata la pianta organica. Le chiese da tempo sono lasciate senza parroci perché la fede è grande ma i preti si fanno sempre più piccoli nel numero.
Questa è l’Italia che se ne va. Naturalmente va scomparendo di più, molto di più al Sud, massimamente nelle aree interne del Mezzogiorno con segni acuti nelle isole; di meno, molto di meno al Nord. In un rapporto fondamentale e accurato su Paesaggio e patrimonio culturale l’Istat ha raccolto una imponente mole di informazioni, le ha stese per iscritto (ma al governo le leggono?) e ha spiegato che non esiste un destino obbligato. La morte, purtroppo, sembra scelta con cura, decisa a tavolino da amministrazioni inefficienti, stabilita dall’ignavia o dalla mediocrità o soltanto dalla incompetenza (comunque colpevole) delle classi dirigenti.
I soldi sono importanti certo, e la massa di finanziamenti che si dirige in alcune porzioni d’Italia sono assai più cospicue rispetto ad altre. Ma i soldi non spiegano tutto. In Italia c’è una montagna che produce benessere, come le rocce altoatesine e quelle trentine, e per affinità le bellunesi e le lombarde, e una montagna che invece mangia la vita. La catena dell’Aspromonte è selvaggia, lussureggiante e spettacolare quanto il profilo alpino. Eppure è morente, prossima all’inselvatichimento, all’abbandono “per erosione”. E come l’Aspromonte l’appennino lucano, le Serre di San Bruno in Calabria, il cuore del Gennargentu in Sardegna, la vasta, bellissima piana nei dintorni di Enna. Continua...

PENSIERO LOCALE, AZIONE GLOBALE A TAMERA
PENSIERO LOCALE, AZIONE GLOBALE A TAMERA “Il biotopo curativo 1 Tamera„ nel Portogallo del sud, è una guida internazionale e un sito sperimentale per lo sviluppo di villaggi alla ricerca di pace e di biotopi curativi universali. Nell'ambito del motto “pensa localmente, agisci globalmente” approssimativamente 200 persone vivono in azione, lavoro e studio a Tamera. Lo scopo di Tamera è di sviluppare l’ esempio di un modello di coesistenza nonviolenta tra le persone e tra la persone e la natura. I compiti principali di Tamera sono: la formazione dei giovani all'interno “dello studio di pace di Monte do Cerro„, la costruzione di un modello di villaggio chiamato “il villaggio solare„ che produce il suoi propri alimenti ad energia solare, e la rete globale con la parola chiave della TOLLERANZA. Fondamento e scopo In 1995, Tamera è stato fondato dal sociologo e psicanalista Dieter Duhm, la teologa ed ambasciatrice Sabine Lichtenfels ed il fisico ed il musicista Charly Rainer Ehrenpreis. La loro ricerca a lungo termine nei campi della scienza, della sociologia e della spiritualità li ha condotti a formulare “il piano dei biotopi curativi„.
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L' ECOVILLAGGIO DI GAIA IN ARGENTINA
L' ECOVILLAGGIO DI GAIA IN ARGENTINA dal sito di Gaia

Stiamo seminando le basi per un insediamento umano sostenibile. Ci prefiggiamo di vivere semplicemente, in contatto con la natura, organizzati come un piccolo villaggio ecologico, con principi ecologici, comunitari e sociali. Scegliamo i principi della Permacultura come basi del disegno generale del luogo per fare un buon uso della terra e ei flussi di energia, le costruzioni naturale e realizzare un organizzazione sociale ed economica comunitaria Onoriamo le piccole e grandi manifestazioni della vita, tanto negli ecosistemi, quanto nelle relazioni e nei processi personali. Sappiamo che tutto è connesso e che il grado di coscienza e di rispetto che abbiamo nei confronti del nostro habitat e in tutte le nostre relazioni, determina il tipo di vita che conduciamo. Tentiamo di raggiungere un equilibrio tra spazi privati e vita comunitaria, dove si possa sviluppare il nostro talento personale, tanto quanto le possibilità di interazione con gli altri, generando relazioni di muto appoggio e collaborazione. […] quello che gli anni scorsi è stato considerato come un idealismo utopico è ora emergenza sociale e ambientale.
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VIVERE SOSTENIBILE A DANCING RABBIT
VIVERE SOSTENIBILE A DANCING RABBIT Dancing Rabbit è un Ecovillaggio che nasce nel Nord Est del Missouri per tentare di costruire un’alternativa di vita sostenibile e responsabile all’interno della cultura moderna degli Stati Uniti. All’interno si lavora per realizzare quotidianamente un’alternativa, una struttura sociale che sia di non sfruttament. Mentre l’ecovillaggio si sviluppa, questa idea si modella ogni giorno, questo è possibile grazie ad una varietà di persone che vivono vite ecologicamente sane, che agiscono positivamente all’interno del mondo naturale e nell’insieme della comunità. In 1997 vennero acquistati 280 acri nella Rolling Hills nel Missouri del nordest. Ora son passati profondi 12 anni nell'esplorazione, nella costruzione e nella progettazione dello sviluppo della struttura della comunità. Il sociale e le esigenze economiche della gente sono soddisfatti soprattutto sul posto e localmente, sebbene alcuni si sostengano attraverso un lavoro on line o consulenze esterne. L’economia interna è in continuo fermento grazie ai frequenti scambi praticati attraverso il baratto. Complessivamente vivono all’interno del villaggio un numero di persone che oscilla tra 500 e 1000 persone.
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AUSTRALIA E RUSSIA: LE REALTA' COMUNITARIE
AUSTRALIA E RUSSIA: LE REALTA' COMUNITARIE AUSTRALIA: CRYSTAL WATERS Crystal Waters è un villaggio in permacoltura (agricoltura biologica), progettato in modo consapevole per mantenere ed ottimizzare, nonché equilibrare, l’ecosistema dell’ambiente naturale e della gente che vi risiede. Attualmente a Crystal Waters abitano 200 persone e la popolazione dovrebbe aumentare fino a raggiungere le 300 unità. I residenti variano in età dai neonati ai pensionati sopra i 90 anni. In questa comunità sono rappresentate numerose religioni, culture e professioni. La proprietà di Crystal Waters misura 259 ettari. Il 14% della terra è stato suddiviso in 83 lotti privati. Un altro 6% è costituito dal Visitor's Area e dal Villaggio. Il rimanente 80% è terra di proprietà comune e comprende laghetti, aree di sviluppo agricolo ed ortocoltura, aree di foreste boschive. Il Villaggio Permacolturale Crystal Waters sta sviluppando il progetto di un nuovo Eco-Villaggio a circa 100km a nord di Brisbane in Queensland, Australia. Il villaggio è stato disegnato secondo i principi della permacoltura, della cura della persona e della terra, e dello smaltimento delle eccedenze.
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COMUNITA' INTENZIONALI IN EUROPA
COMUNITA' INTENZIONALI IN EUROPA La Fondazione Findhorn è un'associazione umanitaria da cui è sorta una comunità spirituale internazionale. Nella nostra comunità di Findhorn vivono 350 persone che studiano, crescono e lavorano insieme in modo autosufficiente. La comunità è nata nel Nord-Est della Scozia nel 1962 da Eileen Caddy, Peter Caddy e Dorothy Maclean, in un campeggio per caravan ad un miglio dal villaggio di pescatori di Findhorn. La comunità è conosciuta in tutto il mondo per il lavoro che svolgiamo con il regno vegetale e per la comunicazione sottile con i deva, le entità spirituali che animano e sostengono i regni della natura. Ora siamo diventati un centro planetario di crescita ed educazione spirituale e olistica. La comunità non ha un suo credo o una dottrina formale. Noi onoriamo e riconosciamo tutte le maggiori religioni del mondo; crediamo, infatti, che esistano molte vie per raggiungere il divino. Il nostro impegno è quello di imparare concretamente a portare i principi spirituali nella nostra vita quotidiana attraverso il nostro lavoro, il modo con cui ci relazioniamo tra noi, e il modo con cui esprimiamo la nostra attenzione e cura alla Terra. La comunità gestisce molteplici e differenti attività.  
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GEN: LA RETE MONDIALE DEGLI ECOVILLAGGI
GEN: LA RETE MONDIALE DEGLI ECOVILLAGGI Su Internet esiste una rete globale degli eco-villaggi (Global Eco-Village Network e Gaia Villages), fondata nel giugno del 1994 a Fjordvang, in Danimarca, e finanziata come parte delle attività del Gaia Trust, una cooperativa umanitaria Danese che ha come scopo quello di sviluppare una coscienza globale, basata sull’intento di fare esperienza del pianeta come organismo vivente, e dell’umanità intesa come parte integrante di questa unità. Di questa rete fanno oggi parte nove eco-villaggi, dislocati in tutto il mondo, e l’organizzazione danese LØS (http://www.gaia.org.los.) che nella sola Danimarca conta 28 villaggi ecocompatibili. Gaia Trust, alla conferenza dell’ONU "Habitat II" che si è tenuta recentemente a Istanbul, ha avanzato un progetto per la creazione di un fondo ONU di 100 milioni di dollari per finanziare lo sviluppo dei 50-70 principali villaggi globali eco-compatibili già presenti oggi nel mondo. Tra questi citiamo Auroville e Poona in India, Esalen in California, Findhorn in Scozia, Crystal Waters in Australia, Gyurufu in Ungheria, Rysovo e Nevo in Russia, Manitou in Colorado USA, The Farm in Tennessee USA, Lebensgarten in Germania, Los in Danimarca, Ladakh in India, Kibbutz Gezer in Israele, Association Gaia in Argentina.      
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GLI ECOVILLAGGI
GLI ECOVILLAGGI di Jan Martin Bang

Con questo libro proverò a offrire qualche consiglio e chiarimento sul ciclo “biologico” delle comunità. Da questa angolatura, lo sviluppo sostenibile assume un significato completamente nuovo. Per sviluppo sostenibile, la Rete Globale degli Ecovillaggi intende la capacità di un eco villaggio di resistere a tempo indefinito nel futuro. Mi rendo conto solo ora che la maggior parte delle comunità non raggiunge una condizione di continuità duratura, esattamente come noi esseri umani non resistiamo al passare del tempo, crescendo, maturando e infine morendo. Considererò le comunità alla stessa stregua di organismi, nella speranza che, schematizzando il processo di sviluppo sostenibile, ciò possa essere d’aiuto ai gruppi per evitare alcune delle trappole che possono annidarsi lungo il cammino. Poiché nel testo mi occuperò delle sviluppo delle comunità, questo approccio assumerà un importanza più ampia.
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UNA FORMULA AUTONOMA DI VITA IN SINCRONIA CON LA NATURA
UNA FORMULA AUTONOMA DI VITA IN SINCRONIA CON LA NATURA "Noi crediamo nelle persone giovani di età e di spirito che vogliono cambiare il modo di vivere, di fare impresa e rapportarsi con la vita e il lavoro, un nuovo modo di fare impresa che si basa sul rispetto etico e spirituale dei ritmi della natura, riconosciuta al nostro pari, come figlia di Madre Terra". Noi crediamo nell'unicità di ogni singolo, nella possibilità di integrare conoscenze e condividerle al di fuori dei canoni sociali e economici attualmente in vigore, dando Dignità ad ogni Singolo in quanto Essere vivente e non per l'influenza economica che può rappresentare". Un modo diverso e più armonico di rispettare le energie profuse da nostra Madre Terra che, nonostante il nostro comportamento distruttivo, ha continuato a darci il "nostro pane quotidiano" senza nulla pretendere in cambio, un diverso "sentire" che ci pone tutti sullo stesso piano esistenziale e qualitativo, nella continua ricerca di chi siamo, da dove veniamo e specialmente dove vogliamo andare. Un risveglio o, se meglio preferite, un richiamo della natura che ci pervade e ci pone di fronte a delle scelte, molte volte impopolari, per ritrovare il vero senso della vita, della crescita e della missione a cui siamo chiamati in questo ciclo che attraversa il momento definito il più critico e il più bello da parte di tutte le tradizioni antiche legate alla Terra.
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AUTOCOSTRUZIONE, AUTOSOSTENTAMENTO, AMBIENTE
AUTOCOSTRUZIONE, AUTOSOSTENTAMENTO, AMBIENTE

Valorizzazione dei territori marginali e abbandonati, bassi costi di acquisizione degli immobili, valorizzazione sociale e individuale per discutere e prendere decisioni, equiparazione del capitale e del lavoro, costi di gestione contenuti, gestione delle risorse in loco per il fabbisogno energetico, riduzione dei consumi, diminuzione della dipendenza dal denaro e dal sistema globalizzato, gestione comune e condivisione delle risorse, autosufficienza alimentare ed energetica, autocostruzione degli edifici, processo decisionale partecipato, risoluzione dei conflitti, educazione olistica: sono questi i principi fondamentali che accomunano gli ECOVILLAGGI. Non un miraggio nel deserto, ma un modello sociale visibile e aperto, centro di vita quotidiana, di educazione e cultura, di attività produttive “rinnovabili”. Ad entrare nel merito di questo atipico progetto che trova da tempo consenso nel mondo è l’architetto Maria Luisa Bisognin, esperta a livello nazionale, per quanto riguarda costruzioni in materiale vegetale, Permacultura, progettazioni di aree rurali, ecovillaggi. Suo il progetto “LA CASA COLTIVATA”: sistema costruttivo che impiega legno di canapa negli elementi portanti, seguendo i principi della Bioedilizia ecosostenibile e della riduzione del consumo energetico (riciclaggio dell’acqua, fitodepurazione, produzione di biogas e tecnologie solari). Attualmente sta lavorando nell’ecovillaggio di nuova fondazione “Correlli” (PO) per l’ASSOCIAZIONE BASILICO. Continua... 
GRANARA: VILLAGGIO AD ENERGIA SOCIALE
GRANARA: VILLAGGIO AD ENERGIA SOCIALE A 600 metri sul livello del mare, nel comune di Valmozzola, un borgo contadino abbandonato è stato ricostruito con le tecniche della bio-edilizia da un gruppo di amici. Volevano farne una comune. Lo hanno trasformato in un eco-villaggio sperimentale. Quando li hanno visti arrampicarsi sulla collina, gli zaini e i sacco a pelo per dormire sotto le stelle, accanto a ruderi invasi dalle capre, li hanno chiamati hippy.
Loro, invece, avevano un sogno: fuggire da Milano e Torino per fondare una comune ecologica. "Abbiamo cercato il posto per più di un anno – racconta Uby, originario di Torino – ma la terra costava ovunque troppo. Poi abbiamo scoperto la Val di Taro e questo borgo abbandonato, dal nome bellissimo, Granara. Ricorda il grano, la ricchezza, c'è piaciuto subito". I vecchi abitanti, una famiglia dopo l'altra, se n'erano andati tutti. Emigrati durante e dopo la guerra, in Francia, Inghilterra e America. Le case in pietra erano state abbandonate vent'anni prima, qualcuna era crollata, la maggioranza era occupata dalle capre selvatiche. L'erba e i rovi scendevano dal bosco e invadevano i vecchi sentieri. Che Granara non fosse perduta per sempre non lo credeva nessuno, a parte un gruppo di amici che gli altri chiamavano hippy. Granara di sotto e Granara di sopra, un edificio dopo l'altro venne ricostruita.
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PERMACULTURA: PROGETTARE UN INSEDIAMENTO ECOLOGICO
PERMACULTURA: PROGETTARE UN INSEDIAMENTO ECOLOGICO

di Massimo Candela, Permacultore, Villaggio Torri Superiore

Uno dei dati più incredibili della storia del '900 è che per la prima volta in vastissime aree della Terra il 95% circa della popolazione si stacca dal lavoro dei campi. L'uomo si libera dal millenario giogo del servile lavoro agricolo, ma il prezzo ambientale ed energetico di questa "rivoluzione" è altissimo. Scienza, tecnologia e finanza uniscono le forze trasformando l’agricoltura tradizionale, finalizzata di regola alla pura sussistenza, in uno comparto industriale finalizzato al profitto, uno di quelli che oggi consumano piú petrolio. Un utilizzo spropositato di energia e di risorse naturali, di cui tra l´altro non controlliamo in alcun modo le fonti, é anche alla base della nostra vita quotidiana. L’imminente crisi del “Peak oil”, ossia il raggiungimento della capacità massima di estrazione del petrolio, porterà con se’ conseguenze difficilmente immaginabili a livello economico e sociale, in tempi relativamente brevi e comunque nell’arco dei prossimi vent’anni. La dipendenza alimentare da un sistema industriale e gli altissimi, spesso superflui, consumi quotidiani sono alla base dell’insostenibilitá globale della nostra societá.
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ECOVILLAGGI: MODELLI E OBIETTIVI
ECOVILLAGGI: MODELLI E OBIETTIVI Spesso è difficile spiegare alla gente che cosa sia un ecovillaggio, poiché questi progetti assumono molte forme e il movimento è in continua evoluzione. Tuttavia è possibile affascinarsi dalla circolazione attuale di idee sugli ecovillaggi in tutto il mondo. Il loro campo di applicazione è veramente internazionale. Nei paesi industrializzati del “Nord del Mondo” (che comprende anche Australia e Nuova Zelanda) gli ecovillaggi sono comunità di residenti più intenzionali, i quali vogliono vivere secondo uno stile di vita più ecologico e secondo un’esperienza di maggiore e più profondo contatto con la natura e le comunità umane. (Alcuni esempi: Munkesoegaard in Danimarca, l’Ecovillage Ithaca negli Stati Uniti, Crystal Waters in Australia.)
L' ECOVILLAGGIO DI TORRI
L' ECOVILLAGGIO DI TORRI La comunità
La comunità residente a Torri Superiore è iniziata con un primo piccolo gruppo nel 1993, ed ora conta circa 20 membri permanenti, tra cui 5 bambini. Sebbene non sia semplice definire cosa ci tenga uniti come comunità, potremmo essere descritti come persone di vari paesi impegnate in un progetto comune di ricostruzione, educazione e vita responsabile a basso impatto ambientale. Ogni nucleo familiare ha un’unità abitativa con cucina propria, ma preferiamo mangiare quasi sempre insieme nei locali comuni della foresteria. I residenti della comunità seguono le attività quotidiane che hanno luogo a Torri: l’organizzazione di eventi, celebrazioni, feste, attività artistiche, coordinano le gestione dei cantieri di restauro, e sviluppano i programmi di agricoltura e permacultura (che al momento comprendono una piccola produzione di olio di oliva, verdura e frutta per autoconsumo, l’allevamento di galline, capre, pecore e due asini, e alcune casette di api).
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VIVERE IN MODO OLISTICO: L' ECOVILLAGGIO
VIVERE IN MODO OLISTICO: L' ECOVILLAGGIO Il fenomeno degli ecovillaggi è assai più diffuso di quanto si possa immaginare e questo è il segnale inequivocabile che una buona parte di NOI, consapevole della decadenza in cui riversa l'attuale società, si sta già orientando verso uno stile di vita più adeguato. La fase sperimentale è ancora in atto ma molte strutture godono già di un buon livello di autonomia. Vivere in modo olistico ed ecosostenibile, senza inutili preoccupazioni, con rinnovato spirito e a contatto con la natura è possibile. Persino vivere senza denaro è possibile, ma tutto questo può funzionare e si può realizzare solo se la coscienza personale di chi è disposto al cambiamento è abbastanza matura e indipendente da affrontare un simile salto di qualità, sbarazzandosi di tutto ciò che condiziona l'ego e rigettando le tipiche convizioni da "suddito". Benché sia ormai una consuetudine dare un PREZZO a qualsiasi cosa, a questa possibilità, sarebbe forse più opportuno dare un VALORE. Dovrebbe essere una scelta ben ponderata, sentita in modo genuino, perché si sta parlando di migliorare sensibilmente la propria qualità di vita ma, necessariamente, anche di slegarsi dal sistema consumistico.Una scelta scaturita da una precisa presa di coscienza, dalla volontà di trasformare radicalmente la propria esperienza di vita in qualcosa di "nuovo", di simolante e appagante.
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I 4 ELEMENTI DELL' ECOVILLAGGIO
I 4 ELEMENTI DELL' ECOVILLAGGIO di Hildur Jackson

Ogniqualvolta si tenta di definire un’idea si rischia di impoverirne lo spirito originario. Lo stesso accade anche per gli ecovillaggi, la cui definizione risulta ancora più difficile per l’estrema eterogeneità delle esperienze esistenti. Hildur Jackson, cofondatore di Gaia Trust, ha provato a descrivere un ecovillaggio utilizzando una chiave originale di lettura basata sui quattro elementi: terra, acqua, fuoco, aria. Terra: ovvero la struttura fisica: 1. Produrre alimenti biologici su scala bioregionale o locale. Ogni regione del pianeta dovrebbe produrre alimenti freschi e salutari in primo luogo per soddisfare i propri abitanti, dedicando una parte della propria superficie per lo sviluppo delle specie selvatiche. L’esportazione di derrate alimentari, fibre e altri prodotti dovrebbe avvenire solo dopo che questa condizione di base sia pienamente soddisfatta.
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PER DIVENTARE AUROVILLIANI
<b>PER DIVENTARE AUROVILLIANI</b> Le mirabolanti avventure di un "newcomer" ad Auroville
Per diventare Auroviliano, cioè cittadino residente di Auroville a tutti gli effetti, è necessario, dopo aver trascorso almeno tre mesi in Auroville come visitatore o ospite, chiedere un appuntamento con l'Entry Group, o Gruppo di accoglienza.
In una breve intervista, verificheranno la buona fede e la convinzione del "candidato" che, se accettato, dovrà ritornare comunque in patria ed attendere una "Lettera di presentazione" da parte dell'Entry Group stesso per il Consolato o l' Ambasciata indiana del suo paese, che a questo punto concederà, invece del visto turistico della durata massima di 6 mesi, un
visto come "Lavoratore volontario onorario" della durata di un anno rinnovabile.
A questo punto, il volenteroso newcomer ritorna ad Auroville munito di questo visto, e comincia
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VIVERE IN UN ECOVILLAGGIO
<b>VIVERE IN UN ECOVILLAGGIO </b> di Mimmo Tringale

Un mondo migliore è possibile: l’esperienza degli ecovillaggi, laboratori di microsocietà liberata.
Un centinaio di ettari adagiati tra le colline della Montagnola Senese, decorati dai pennacchi dei cipressi e dalle macchie grigie dei quercioli che s’insinuano tra la geometria delle viti e degli ulivi.
La “Comune di Bagnaia”, fondata nel '79, è uno degli ecovillaggi storici d’Italia e con molta probabilità la più adulta. "Bagnaia - racconta Guerrino, 57 anni, veterano della comunità - è sorta dalla fusione di due esperienze comunitarie degli anni Sessanta". "Il Sessantotto era ancora nell'aria - ricorda - e io decisi di cercare insieme con altri miei amici una realtà corrispondente agli ideali di trasformazione personale e di rinnovamento sociale portati alla ribalta dal grande movimento di contestazione di quegli anni. Fu così che approdai alla Monte Antico, nel Grossetano".
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AUROVILLE
<b>AUROVILLE</b> I fondatori della città sono stati Sri Aurobindo e Mére.
Sri Aurobindo ha avuto un ruolo di primo piano nel processo di indipendenza dell’India, poi ha lavorato sullo Yoga Integrale tutta la vita.
Sri Aurobindo utilizza,per descrivere lo stato interiore ed esteriore che si dovrebbe aspirare a raggiungere, un’espressione che sono sicura troverete interessante: anarchia spirituale. Ed è proprio partendo da queste indicazioni che è nata Auroville, un esperimento di convivenza che lascia al singolo la libertà di essere regola a se stesso, con l’impegno però di lavorare per il proprio e per l’altrui progresso spirituale e materiale.
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COS’E’ UN ECOVILLAGGIO?
COS’E’ UN ECOVILLAGGIO? di Karen Svensson

Gli ecovillaggi rappresentano un modo di vivere. Essi sono fondati sulla profonda comprensione che tutte le cose e tutte le creature sono interconnesse, e che i nostri pensieri e le nostre azioni hanno un impatto sul nostro ambiente.  Gli ecovillaggi sono comunità di persone che si adoperano per condurre uno stile di vita in armonia con gli altri, con gli altri esseri viventi e con la Terra. Il loro scopo è quello di unire un ambiente che sostenga attività socio-culturali con uno stile di vita a basso impatto. Come una struttura sociale, l’ecovillaggio va oltre l’attuale dicotomia di insediamenti urbani verso insediamenti rurali: rappresenta un modello ampiamente applicabile per la progettazione e la riorganizzazione degli insediamenti umani nel 21° secolo. La motivazione profonda degli ecovillaggi e delle comunità intenzionali è il bisogno di invertire la graduale disintegrazione delle strutture socio-culturali e l’ondata di pratiche ambientali distruttive sul nostro pianeta.
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