"Qualsiasi cosa ti riconduca a te stesso è meditazione. Ed è importantissimo trovare la propria meditazione, perché in quella scoperta sarai felice. E poiché sarà una tua scoperta, non un rituale imposto, sarai felice di approfondirla sempre di più. Questa è la religione essenziale, tutto il resto non sono che parole". (Osho)
Tra Oriente e Occidente
La meditazione viene praticata da secoli e secoli e la troviamo in molte tradizioni filosofiche e religiose orientali e occidentali: dal buddismo tal cristianesimo, dallo yoga allo zen, dalla cabala al sufismo... È interessante perciò scoprire e sperimentare le diverse tecniche elaborate in contesti culturali diversi, facendo tesoro degli insegnamenti di maestri di varie epoche e paesi. Quello che importa, ovviamente, è tener conto delle differenze culturali che hanno determinato tipi di meditazione diversi: e capire che altro è essere monaci, che vivono in un ambiente protetto e chiuso, all'interno di una gerarchia rigorosa, con il maestro come punto di riferimento, responsabile delle tappe del processo. Altro è essere 'nel mondo' e vivere in una metropoli occidentale, sottoposti a mille stimoli e stressati a livello fisico, emozionale e mentale.
Non solo: se la meditazione è un momento importante di presa di contatto con il sé, gli occidentali lo vedono soprattutto come un sé mentale, mentre gli orientali lo vivono come più diffuso nel corpo, nell'organismo. Noi viviamo molto, anche troppo, nella 'corteccia' cerebrale, con un'enorme prevalenza degli stimoli visivi. Quindi qualunque disciplina o tecnica che ci riporti 'dentro' il corpo è, per così dire, nuova e preziosa... anche se vecchia di 4.000 anni.
Che cos'è la meditazione
Meditazione è comunicare con l'immensità.
Meditare, nel senso in cui lo intendiamo, non vuol dire "considerare a lungo e attentamente, fare oggetto di riflessione, concentrarsi pensando o riflettendo", come si legge nel dizionario di italiano, ma piuttosto "liberare la mente dai pensieri, ottenere il rilassamento mentale, creare uno spazio vuoto dentro di sé, raggiungere una dimensione più profonda del proprio essere". E molto altro ancora. Parlare di 'vuoto' e di 'liberarsi dai pensieri' può suonare assurdo, data l'importanza che diamo al pensiero e alla ragione, con cui noi occidentali ci identifichiamo. Eppure... si può sperimentare. Basta provare, senza pregiudizi. Per cominciare ci sono tecniche elementari, come quella di sedersi in posizione rilassata a occhi chiusi, in un ambiente confortevole e silenzioso, e semplicemente cominciare a 'osservare' quello che ci succede: nel corpo, da cui ci provengono le sensazioni, ascoltando per esempio il respiro e il battito cardiaco, e via via osservare le emozioni e i pensieri. È osservando - come se fossimo dei 'testimoni' di noi stessi - che a poco a poco si entra in contatto con la nostra capacità di rilassarci profondamente e, in questo rilassamento corporeo e mentale, di 'entrare' dentro di noi, di essere nel 'qui e ora'. Poi... ogni scoperta è possibile.
La meditazione è una pratica di importanza fondamentale in Oriente, dove costituisce la base della tradizione filosofica yoga, così come della religione buddista, ma è praticata anche in Occidente, dove è legata a rituali religiosi, al raccoglimento spirituale e alla preghiera.
La meditazione, correttamente praticata attraverso varie tecniche, provoca uno stato di progressivo rilassamento mentale, favorendo la quiete, la stabilità e l'armonia interiore, l'allargamento della coscienza, fino a sperimentare il proprio sè più profondo.
Si tratta di un'attività globale, olistica, utile all'intero sistema di corpo-mente-spirito, e che comporta benefici terapeutici (dalla remissione di stati patologici alla soluzione di problemi psicologici), oltre che una condizione di vita più armonica ed equilibrata.
La meditazione non richiede alcuno sforzo mentale nè cambiamenti del proprio stile di vita e può essere appresa da chiunque; si tratta di tecniche che si possono considerare scientifiche, grazie a centinaia di ricerche sui benefici psicofisiologici della meditazione svolte da numerose università e centri di ricerca internazionali.
La pratica porta alla spontanea scomparsa delle tensioni mentali e al miglioramento o alla guarigione di molte malattie psicosomatiche; si rivela inoltre un ottimo sistema di prevenzione: uno stato di equilibrio e di armonia impedisce alle malattie di svilupparsi.
I diversi metodi
Le tecniche di meditazione, praticate in diversi contesti culturali e religiosi, sono numerose.
Si va dalla meditazione Yoga a quella buddista, tibetana o Vipassana; dalla meditazione trascendentale, a quella dinamica, alla meditazione zen.
Al di là delle diverse modalità pratiche, comunque, ogni meditazione utilizza la regolazione del respiro, l'attenzione concentrata e posture corporee che favoriscono la calma mentale; alcune si servono anche della visualizzazione di simboli e della ripetizione cadenzata di espressioni sonore (mantra) che distolgono la mente dai pensieri ricorrenti.
Pur nella varietà dei metodi impiegati, lo scopo comune di tutti i tipi di meditazione è quello di aprire la via alla realizzazione interiore.
L'ambiente in cui si pratica la meditazione deve essere tranquillo e silenzioso, lontano da rumori; gli orari migliori sono quelli del mattino e della sera.
E' importante scegliere un luogo e un orario di meditazione e cercare di rispettarli sempre: la disciplina e la regolarità dell'allenamento favoriscono risultati più concreti.
Per raggiungere uno stato di concentrazione mentale, alcune tecniche suggeriscono di rivolgere l'attenzione all'interno (per esempio sul respiro), mentre altri metodi fanno uso di oggetti o immagini esterni, come forme geometriche, colori, la fiamma di una candela. In tutti i tipi di meditazione è importantissima la postura, in particolare la posizione della schiena, che deve essere mantenuta diritta per permettere un'ottimale circolazione dell'energia, che può così risalire e fornire alla mente una più intensa qualità di concentrazione.
Non bisogna scoraggiarsi per le iniziali, inevitabili difficoltà che si incontrano nel processo di apprendimento: ci vogliono pazienza, tempo, volontà, impegno, ma lo sforzo viene poi ripagato dallo stato di armonia che si può raggiungere.
Solo quando il mentale è libero dall'ego, solo allora l'uomo si ritrova in un orizzonte sconfinato.
Patanjali, nei suoi yogasutra, descrive le tappe che un sadaka deve percorrere per scoprire cosa si cela oltre lo spazio e il tempo che la sua mente crea. Sono tappe che prendono in considerazione la totalità dell'essere umano: il corpo, il respiro, i sensi, la mente con tutti i suoi inganni e il conscio, il subconscio e l'inconscio.
Questo cammino va approfondito con fiducia e disciplina fino ad arrivare a dissolvere i confini della mente razionale. Percorse queste tappe l'uomo si accorge di non essere più prigioniero dello spazio che i suoi pensieri creano e di poter infine isolarsi dall'attività della mente; solo quando il mentale si è fortificato e liberato dall'ego, solo allora l'uomo si ritrova in un orizzonte sconfinato.
Quando i pensieri tacciono avviene qualcosa di straordinario: le forme, gli oggetti e tutto ciò che ci circonda comincia a palesarsi in maniera diversa; non ci si preoccupa più di riconoscere, di dare un nome, di classificare ogni cosa ma ci si accorge che tutto si tinge di luce e vibra in un'immensità che si fa sempre più vasta.
Ancora Patanjali, nel secondo sutra, afferma: "lo yoga è la soppressione delle modificazioni della mente"; può sembrare molto semplice, ma non lo è; e solo così tuttavia si può arrivare alla meditazione. Per altre vie si può arrivare alla calma, alla riflessione, mai alla meditazione. La meditazione non è attività della mente, bensì del cuore. Se l'uomo non si abbandona al suo cuore resterà prigioniero nello spazio che la sua mente crea e ha creato, nell'eterno conflitto tra ego e sè profondo.
Il pensiero è la negazione dell'amore ed è incapace di portarci nell'infinito.
I benefici
Tutti possono trarre beneficio dalla meditazione, che a qualunque età può migliorare notevolmente la salute e la qualità della vita.
La pratica costante favorisce una maggiore resistenza alle malattie, la riduzione di insonnia, ipertensione e di disturbi di origine psicosomatica, instaurando nel contempo una migliore stabilità psicologica e una buona capacità di rilassamento.
Negli adolescenti la meditazione aumenta il rendimento nello studio, sviluppando memoria, intelligenza e capacità di apprendimento.
Miglioramento di efficienza, creatività, capacità decisionale, resistenza allo stress, qualità dei rapporti interpersonali è stata rilevata in aziende dove la meditazione è praticata dai dipendenti, mentre nello sport la pratica porta una maggiore resistenza alla fatica, aumento dell'energia e della velocità di reazione, più facile ripresa dagli sforzi.
Jiddu Krishnamurti quando afferma che "la meditazione non è la semplice esperienza di qualcosa al di là dei pensieri e dei sentimenti di ogni giorno, né la ricerca di visioni e beatitudini ... La meditazione - che è cessazione del pensiero - apre la porta ad una vastità che trascende ogni immaginazione o congettura; è comprensione del mondo e delle sue vie ... Tutto ciò che il pensiero formula ha in sé il limite dei suoi confini, il pensiero ha sempre un orizzonte, la mente meditativa non ne ha, l'uno deve cessare perché l'altro possa essere ...
La meditazione non è una continuazione o una espansione dell'esperienza, al contrario, è la completa inazione che è totale cessazione dell'esperienza; lo svuotarsi del conosciuto ... Se non c'è meditazione, sei come un cieco in un mondo di grande bellezza, luci e colori ... Meditare non è ripetere parole, sperimentare visioni o coltivare il silenzio, questa è una forma di autoipnosi ... La mente meditativa è vedere, osservare, ascoltare senza la parola, senza commento, senza opinione - attentamente e costantemente - il movimento della vita in ogni suo rapporto; allora sopraggiunge un silenzio che è negazione del pensiero, un silenzio che l'osservatore non può richiamare. Se ne facesse esperienza, riconoscendolo, non sarebbe quel silenzio ..."
Eh già... "quel silenzio". Un silenzio che solo chi ha realmente meditato svuotando se stesso conosce...
Essa favorisce la vera intuizione che peraltro può essere ottenuta solo se ci si libera di quei giri logici a cui abbiamo permesso nel tempo di disorientare la nostra mente, solo evacuando dal nostro sé quei circuiti ingannevoli che ci hanno fatto perdere di vista il nostro nucleo ed il reale centro delle causale. Svincolandosi da essi potremo permettere alla nostra realtà superiore di produrre le giuste 'soluzioni' e successivamente alla mente coscente di 'aprirsi' ad essa.
La meditazione è come un'attività vivente, che utilizza la concentrazione come strumento in virtù del quale la consapevolezza può avere ragione di quel muro di confusione che normalmente ci separa dalla vivida luce della realtà; questo naturale processo consiste in un costante aumento della consapevolezza applicata ai meccanismi della realtà stessa.
La meditazione (nel caso specifico ci riferiamo alla meditazione Vipassana) non è, come molti pensano, un tentativo di dimenticare se stessi o di occultare i propri problemi; tramite essa possiamo imparare a vedere nel profondo di noi stessi, esattamente come siamo, possiamo finalmente vedere cosa alberga dentro di noi, comprenderne l'essenza ed accettarla pienamente...
La meditazione porta lentamente ad una vera e profonda trasformazione personale.
La persona che entra nell'esperienza meditativa non è la stessa che ne esce. Il meditante cambia progressivamente il proprio modo di relazionarsi, migliorando decisamente il proprio carattere e la propria personalità attraverso un profondo processo di sensibilizzazione. La meditazione rende profondamente coscienti dei propri pensieri, delle parole e delle azioni... affina mano a mano la concentrazione e la capacità logica. Un po' alla volta rende chiari i processi ed i meccanismi del subconscio, acuisce la capacità di intuizione accrescendo la precisione del pensiero e conducendo gradualmente ad una diretta conoscenza delle cose, rivelandole proprio come esse sono, senza pregiudizi né abbagliamenti.
La meditazione è coltivazione della presenza mentale, in una parola: consapevolezza.
Essa è in relazione con quei livelli personali di coscienza che si trovano assai più in profondità rispetto al pensiero simbolico, e proprio per tale motivo molti aspetti della meditazione non si prestano ad essere espressi attraverso le semplici parole.
La meditazione non è qualcosa che può essere imparata ricorrendo a termini astratti, non è qualcosa di definibile, ma bensì qualcosa di cui bisogna fare esperienza... essa può essere compresa solo con una buona pratica.
Molti sono i modi per meditare. Puoi meditare per rilassarti. Per raggiungere uno stato alterato di coscienza. Puoi usare il potere delle parole, del loro suono come nel mantra. Puoi concentrarti sul tuo corpo come nell'Hatha Yoga. Puoi meditare sul vuoto e lasciare la mente libera da ogni pensiero. Oppure puoi meditare su un pensiero, su un'immagine. Su di un simbolo.
Le conferme delle neuroscienze
Di meditazione hanno cominciato a interessarsi perfino gli scienziati e i medici occidentali, appurando che 'meditare fa bene alla salute'. Lo confermano gli esperti in neuroscienze, che stanno compiendo numerose ricerche per indagare le tecniche meditative su basi scientifiche - sperimentali -, verificandone gli effetti sulla fisiologia del cervello e le influenze sull'equilibrio salute-malattia.
Da un lato, può sembrare un tentativo per dare un imprimatur di 'laicità' alla meditazione e svincolarla dalle diverse religioni cui viene spesso collegata, distinguendo tra spiritualità e adesione a una chiesa; dall'altro, è anche un modo per 'appropriarsi' della meditazione come terapia, visto che determina un rilassamento profondo, che non ottunde l'attenzione ma anzi la potenzia; che consente un maggior controllo dei circuiti neuroendocrini, specie quelli dello stress; e garantisce una maggiore coerenza cerebrale, con migliore comunicazione tra i due emisferi e capacità di adattamento.
Sono 'scoperte', peraltro, che possono servire più per convincere chi dubita, che per avvalorare l'esperienza di chi già medita. È vero, infatti, che le neuroscienze sottolineano che esiste una relazione biunivoca tra mente e corpo, e i dati che emergono dagli esperimenti avvallano sia i sistemi di ricerca meditativa orientale che quelli di psicologia somatica occidentale. Ma è anche vero che la qualità di queste esperienze è molto diversa a seconda dei metodi usati. E, soprattutto, la verifica scientifica - del fatto che, per esempio, nel corso della meditazione si attivi questa o quell'area cerebrale - non è in grado di spiegare qual è il vissuto interiore, soggettivo, della persona, né il contenuto profondo della sua esperienza, che sono invece la cosa più importante.
Dal corpo allo spirito: un percorso 'essenziale'
Importante è capire allora che una tecnica di meditazione studiata in un'area geografica e in periodo storico particolari, che rispondeva perfettamente alle esigenze degli individui di quel momento, difficilmente sarà praticabile da un individuo di oggi, se non a certe condizioni. Lo aveva ben capito Osho, che proprio per questo aveva studiato tecniche di meditazione adatte a noi occidentali, alla nostra struttura psicocorporea, alla nostra 'mentalità': tecniche che nella prima parte lavorano sul corpo e sull'energia e nella seconda consentono di andare dentro di sé.
Quello che conta perciò è capire quali sono le necessità del qui e ora e sperimentare discipline adatte a noi, garantendoci una 'situazione' quasi ottimale, con una stimolazione ambientale minima, e lavorando sul corpo, per esempio con gli esercizi bioenergetici, per ottenere un efficace fluire dell'energia e un buon rilassamento generale.
Solo a questo punto, è davvero possibile entrare in uno 'spazio' diverso, in una dimensione di sé - in sé - nella quale l'io non si identifica più con la mente, né con alcun altra 'parte' di noi. Siamo in grado di contattare un livello di coscienza più ampio, che attiene alla nostra spiritualità, alla nostra vera essenza.
Meditazione come modo di vivere
Quando si comincia a capire sempre di più cos'è la meditazione, si comprende anche che può - e deve - diventare qualcosa di 'quotidiano', un modo di vivere e non solo una disciplina o una tecnica per stare bene, da adottare di quando in quando. La meditazione può cambiare profondamente la nostra vita. Perché meditare è anche, anzi soprattutto, 'essere' in modo diverso. Più consapevoli, più presenti, più aperti. E non solo quando, appunto, meditiamo, ma in generale. Ecco perché Osho dice che 'la vita è una meditazione', e qualsiasi attività, anche la più banale o la più umile, può trasformarsi in un'occasione per essere più in contatto con sé: si può semplicemente camminare, mangiare, lavarsi... e farlo in modo meditativo. Scoprendo così che la qualità del 'fare' dipende dall''essere'.